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Questo articolo è stato pubblicato il 05 giugno 2012 alle ore 11:29.

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La crisi in Siria si estende al nord del Libano: otto morti negli scontri fra sciiti e sunnitiLa crisi in Siria si estende al nord del Libano: otto morti negli scontri fra sciiti e sunniti

È da mesi che gli osservatori internazionali parlano di primavera araba che torna inverno nei Paesi di Nord Africa e Medio Oriente. Quello che sta succedendo in Libano sembra l'importazione della primavera altrui, quella più lunga, sanguinaria, ancora senza sbocco, il massacro che dura da marzo 2011 in Siria.

Mentre continua lo stallo diplomatico su Damasco - Cina e Russia sono «contrarie» a un intervento straniero e ritengono che nel Paese le violenze «debbano cessare al più presto», gli Stati Uniti chiariscono che si muoveranno solo sotto egida Onu - sale a otto morti e ventuno feriti il bilancio degli scontri armati tra sostenitori e oppositori del regime siriano oggi nel nord del Libano, Paese crogiolo di etnie e religioni dove storicamente i governanti sciiti siriani hanno avuto una forte influenza grazie all'appoggio degli Hezbollah, partito di Dio sciita con sue milizie protagonista della guerra con Israele del 2006.

Negli scontri, scoppiati nella città portuale di Tripoli poco dopo la mezzanotte e proseguiti fino all'alba, sono state usate mitragliatrici. Le fazioni rivali coinvolte provengono dal principale quartiere sunnita di Bab al-Tabanneh, che sostiene l'opposizione siriana, e da Jabal Mohsen, abitato da sostenitori dei siriani sciiti alawiti (la famiglia del presidente siriano Bashar al-Assad appartiene agli alawiti). Una fonte della sicurezza libanese ha detto all'agenzia di stampa Xinhua che tra i feriti ci sono donne e bambini di Bab el Tebbaneh, che sono stati trasferiti nell'ospedale di Tripoli, mentre i feriti di Jabal Mohsen sono stati spostati negli ospedali della cittá settentrionale di Zghorta.

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