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Questo articolo è stato pubblicato il 08 giugno 2012 alle ore 07:15.

«Ringrazio il presidente Guzzetti per il suo apprezzamento dell'azione del Governo. Scopro dalle sue parole che, se il mio governo e io abbiamo perso l'appoggio dei poteri forti, che gli osservatori ci attribuivano, spesso colpevolizzandoci, abbiamo invece quello di un potere fortissimo, come è quello dell'Acri».
Il presidente del Consiglio Mario Monti sceglie la sua chiave consueta, quella della britannica ironia, per togliersi i sassolini dalle scarpe. E utilizza il collegamento in videoconferenza con il 22° congresso nazionale delle fondazioni di origine bancaria per parlare di una critica, evidentemente inattesa, tanto da poter essere considerata una specie di "fuoco amico": «Non incontriamo favore in un importante quotidiano considerato voce autorevole dei poteri forti – afferma – e non incontriamo favore presso Confindustria». Il riferimento giornalistico, con ogni probabilità, è a un editoriale pubblicato dal Corriere della sera che porta la firma di Alberto Alesina e Francesco Giavazzi (l'economista incaricato dal Governo di rivedere il sistema dei contributi pubblici alle imprese) in cui si esprimono perplessità sugli interventi del governo nel campo delle liberalizzazioni e del mercato del lavoro e si afferma che la direzione del governo è «troppo simile alla vecchia politica».
«Non nego che avremmo potuto fare di più e meglio – ammette Monti – ma molte riforme sono state realizzate con grande rapidità e sull'onda della necessità: oggi si danno come risultati acquisiti, ma si tratta di riforme che hanno infranto veri e propri tabù rimasti intoccati per decenni. Penso alla riforma delle pensioni» spiega il presidente del Consiglio, dopo aver ricordato che «nell'ultimo anno l'Italia ha attraversato momenti difficili che non sono, purtroppo, alle spalle». Noi, rievoca, abbiamo iniziato con forza, supportati dal coraggio dai nostri concittadini un discorso serio di riforme strutturali. Ma aggiunge, evidenziando questa sorta di "accerchiamento" «oggi l'opinione pubblica appare concentrata a constatare, qualche volta a denunciare, la mancanza di slancio riformatore del nostro governo».
Quanto alle critiche provenienti dal mondo delle imprese e all'analisi di Confindustria, che ha sottolineato come l'Italia stia perdendo terreno nei confronti di altri paesi avanzati, Monti ha replicato affrontando il nodo della riforma del mercato del lavoro: «Essa – ha dichiarato – è stata molto sottovalutata in Italia soprattutto da coloro, come il sistema delle imprese, che ne sono e ne saranno i principali beneficiari».
Di certo, in ogni caso, Monti non ha intenzione di abbandonare il sentiero del risanamento nella finanza pubblica: «Il rigore dei conti pubblici, lo dico a scanso di equivoci, non è in discussione. Questa deve essere una condizione per tutto il Paese. Dobbiamo essere grati a chi ha tracciato la strada. È il caso della Germania». Tuttavia, conclude, senza politiche di sviluppo, il solo rigore rischia di aggravare «gli effetti sociali della crisi».
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