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Questo articolo è stato pubblicato il 09 giugno 2012 alle ore 08:33.

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ROMA - Il governo Monti prende in contropiede i partiti e annuncia i nuovi vertici della Rai, oltre al presidente dell'Agcom, nonché modifiche alla governance aziendale. Anna Maria Tarantola, vicedirettore generale della Banca d'Italia, è designata quale prossimo presidente. Dovrà avere il voto favorevole dei due terzi dei componenti della commissione di Vigilanza per diventare tale. Ma, soprattutto, dovrà avere un Consiglio di cui essere presidente: nessuno, Pd in testa, potrà votare un presidente senza consiglieri.

Mario Monti ha poi annunciato la «candidatura» di Luigi Gubitosi quale direttore generale. Gubitosi è stato contattato solo giovedì sera e non ha avuto molto tempo per dire sì alla proposta: con Anna Maria Tarantola c'è già un ottimo rapporto e una piena intesa. Intesa fondamentale per le prospettive della Rai alla luce delle modifiche alla governance annunciate da Monti.

Molte decisioni prima oggetto di discussione e di "scambio" tra i consiglieri diventeranno esclusiva della nuova diarchia presidente-direttore generale. «Un'ingerenza gravissima – attacca Paolo Romani, deputato Pdl ed ex ministro dello Sviluppo – l'indicazione del direttore generale da parte del Governo. Non discuto la qualità del nome indicato ma le regole e le modalità stravolte dal Governo». Anche per Beppe Giulietti, Articolo 21, e Vincenzo Vita, Pd «questo annuncio anticipato (quello di Gubitosi, ndr) rischia di aprire la strada a ricorsi e ad esposti».

La proposta della "candidatura" di Gubitosi è la sfida maggiore di Monti ai partiti: secondo la legge, infatti, come ha ricordato lo stesso presidente del Consiglio, il direttore generale viene proposto dal Cda e nominato d'intesa tra Cda e azionista.

Il Consigliere del Tesoro sarà Marco Pinto, preferito in extremis a Andrea Montanino: si tratta dell'ottavo consigliere previsto dalla legge Gasparri, spesso decisivo nel dare la maggioranza in Cda.

La nomina di maggior rilievo, in realtà, anche se oscurata dal can-can su quelle della Rai, riguarda la presidenza dell'Agcom ad Angelo Maria Cardani. Quest'ultimo avrà da subito compiti di rilievo, con un'Autorità nei fatti priva delle due commissioni operative, dalla banda larga all'asta delle frequenze tv sino alla par condicio elettorale.

Tornando alla Rai, però, il Governo non si è limitato a indicare due nomi: nei fatti ha indicato un progetto di risanamento sottolineando le qualità delle persone scelte: indipendenza, autonomia e neutralità politica. Un progetto basato su una riforma della governance, illustrata ieri da Monti, da effettuare senza modificare la legge esistente. «Il Governo – ha spiegato il presidente del Consiglio – ha ritenuto necessario rendere più efficiente ed efficace la gestione e meno sottoposta in permanenza, anche per piccole decisioni, al vaglio del Consiglio di amministrazione. Si è ritenuto di avvicinare la Rai alla capacità di gestione che si riscontra nella generalità delle aziende».

Si tratta, insomma, di attuare quanto previsto dallo Statuto Rai, delegando al presidente parte dei poteri del Cda (i consiglieri, ovviamente, dovranno essere d'accordo: non basta l'indicazione dell'assemblea dei soci). Il Governo ha già fissato i paletti della nuova ripartizione dei poteri. I dirigenti non editoriali di primo e secondo livello saranno proposti dal direttore generale e nominati direttamente dal presidente. Quelli editoriali rimarranno di competenza del Cda. I contratti da 2,5 sino a dieci milioni saranno «autorizzati» direttamente dal presidente e non dal Cda, come avveniva sinora per tutti quelli al di sopra dei 2,5 milioni.

Martedì prossimo è prevista l'assemblea dei soci Rai e in quella sede l'azionista Tesoro dovrebbe formalizzare la designazione del presidente e quella del proprio consigliere. Poi toccherà alla Vigilanza, che dovrà nominare sette membri e dare il proprio voto, con almeno due terzi dei componenti, al presidente designato dal Governo. Il nuovo Cda, quando si riunirà, nominerà il presidente al suo interno, Anna Maria Tarantola, e convocherà l'assemblea dei soci per trovare l'intesa sul nome del direttore generale (e potrebbe, in linea teorica, anche proporre dei nomi in alternativa alla "candidatura" di Gubitosi).

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