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Questo articolo è stato pubblicato il 12 giugno 2012 alle ore 13:04.

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Alla fine, si è conclusa con un sì all'arresto di Luigi Lusi la lunga istruttoria della Giunta per le immunità del Senato: 13 senatori hanno votato infatti questa mattina contro la relazione del pidiellino Giuseppe Saro, che
ravvedeva nell'inchiesta sull'ex tesoriere della Margherita 'fumus persecutionis' da parte dei magistrati romani. Nel Pdl quattro senatori hanno concordato con la tesi del collega Saro, mentre due, Alberto Balboni e Franco Mugnai, hanno preferito non partecipare al voto, in quanto, hanno detto, «non sono arrivati i verbali dell'interrogatorio della segretaria di Lusi», molto importante, a loro giudizio, per definire l'operato della Procura capitolina.

Tant'è, la richiesta di un ulteriore rinvio non è stata avallata dal presidente della Giunta Marco Follini, il quale, come promesso, ha portato al voto finale. Un voto, per dirla con i senatori, anche del Pdl, «piuttosto scontato», ma che in realtà non pregiudica nulla, visto che la parola definitiva spetta all'Aula, organismo sovrano e autonomo. Certo, Lusi approderà nell'emiciclo con le carte peggiori: reo-confesso e con il voto
della Giunta a favore del suo arresto. Potrà solo contare sul voto segreto, sempre che venga richiesto. Stando a quanto ha detto Balboni al termine della riunione della Giunta, non lo chiederà il Pdl, come invece è successo di recente per il voto sull'arresto di Sergio De Gregorio, di cui l'Aula del Senato ha negato l'autorizzazione all'arresto. Per quanto riguardava il
voto su de Gregorio, ha infatti raccontato Saro, «ero capogruppo e quindi spettava a me chiederlo e l'ho fatto. Con Lusi no, ma credo che qualcuno lo farà».

Insomma, quella di Lusi potrebbe risolversi come la vicenda precedente vissuta con De Gregorio, e anche l'esito (il no dell'Aula all'arresto, contrariamente al parere della Giunta) potrebbe avviarsi nella stessa direzione. Anche perchè, a detta di Saro, «Balboni e Mugnai studieranno i
verbali della segretaria e potranno fare interventi molto convincenti». Anche dalla sua relazione, Saro ha estrapolato i punti salienti: «E' dimostrabile che non c'è possibilità di reiterazione del reato, visto che Lusi non ha più cariche, e tanto meno di inquinamento delle prove, già depositate in Procura». Insomma, niente estremi per la custodia cautelare, tanto più che uno dei cardini politici del Pdl è il no alla carcerazione preventiva.


«C'è un sentimento popolare che vuole il sangue dal sistema politico - ha detto il senatore del Pd Francesco Sanna commentando la seduta di Giunta - ma noi non siamo un Tribunale. Noi dobbiamo solo verificare che nel procedimento a carico di un senatore non si ravvedano gli estremi di un complotto o di una persecuzione a fini politici. Non mi sembra questo il caso. Per il resto, un senatore è un cittadino comune». Un cittadino, però,
che per finire in manette deve essere autorizzato dai colleghi, con dibattito parlamentare. Spetterà infatti alla conferenza dei capigruppo stabilire quando l'Aula si esprimerà sul futuro dell'ex tesoriere, ma dovrebbero essere tempi brevi. Quel giorno, sarà Marco Follini, presidente della Giunta, a tenere la relazione introduttiva, con la quale proporrà ai senatori di votare a favore delle richieste dei magistrati romani. Ma nel segreto dell'urna, se ci sarà, tutto può succedere.

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