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Questo articolo è stato pubblicato il 13 giugno 2012 alle ore 13:31.

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I cambiamenti politici in Europa possono offrire «l'occasione» alla Grecia di «rinegoziare» il piano di austerity dettato dalla Ue e dall'Fmi. Lo prevede Antonis Samaras, numero uno del partito di centro destra Nuova Democrazia, in caso di vittoria della sua formazione alle elezioni che si svolgeranno domenica, decisive per il futuro del paese (e dell'eurozona).

Rinegoziare gli aiuti è possibile?
Dopo l'intesa per le banche spagnole, Atene ha più possibilità di rinegoziare il pacchetto di aiuti concordato con Fmi e Ue. È quanto sostiene il leader dei conservatori. «La Grecia - dice - ha l'opportunità di rivedere il pacchetto di aiuti, nell'ambito di una rinegoziazione che le consenta di ottenere migliori condizioni».

Nuove possibilità per la Grecia
«Penso che abbiamo da guadagnare dal fatto che l'Europa cambi», ha continuato Samaras in una conferenza stampa, dato che questo dà alla Grecia «più possibilità» di rinegoziare il piano. Difficile dire se si tratti più di un'osservazione basata su fondamenta concrete, o di un tentativo finalizzato a raccogliere consenso elettorale, senza abbandonare una linea filo-europea.

Lo spettro della dracma e la corsa agli sportelli
L'incertezza e l'avvicinarsi del voto decisivo di domenica 17, con il timore di un possibile ritorno alla dracma, spingono i greci a intensificare la corsa agli sportelli bancari per ritirare i depositi. Negli ultimi giorni, riferiscono fonti interne, dalle principali banche del Paese sono fuoriusciti complessivamente 500-800 milioni di euro al giorno, tra «prelievi di contanti, trasferimenti e investimenti a breve nel money market funds». Non si salvano neanche gli istituti minori, con 10-30 milioni di euro. Secondo un'altra fonte interpellata, si tratta di «un flusso stabile su base giornaliera, che è gestibile e coperto dall'Ela», il programma Emergency Liquidity Assistance della Bce.

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