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Questo articolo è stato pubblicato il 14 giugno 2012 alle ore 07:05.

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dal nostro inviato Gerardo Pelosi
BERLINO - Il Consiglio europeo del 28 e 29 giugno dovrà rafforzare gli strumenti a difesa dell'Eurozona ma fissare, nello stesso tempo, una road map precisa sulle misure a favore della crescita. Almeno su questo punto Mario Monti e Wolfgang Schauble, ministro delle Finanze tedesco, sembrano d'accordo. Ne discutono a lungo nel faccia a faccia avuto ieri a Berlino. Ne parlano come un punto di svolta nel futuro dell'Unione. Ognuno, Germania compresa, dovrà impegnarsi per il risultato finale. L'Italia, nel frattempo, farà la sua parte per tenere in equilibrio i conti dopo le azioni «pesantissime» degli ultimi mesi. Non servirà, però, una manovra aggiuntiva, spiega Monti, ma si darà presto vita a un meccanismo per vendere asset pubblici attraverso fondi mobiliari e immobiliari.

Certo, le posizioni restano quelle di sempre, così come il linguaggio. «Non c'è crescita senza riduzione del deficit» ripete fino alla noia Schauble. E Monti, di rimando, correggendo in tempo reale un take di agenzia italiana: «La disciplina fiscale genera austerità - dice - ma l'austerità non è sostenibile nel lungo termine se non è accompagnata dalla crescita».

Tutto questo, comunque, fa parte della parte pubblica del viaggio lampo del "professore", giunto ieri nella capitale tedesca per ricevere il premio "Responsible leadership" dalla business school Esmt. Elogi reciproci di Schauble a Monti («uomo giusto al posto giusto») così come di Monti al rigore tedesco. Sul tavolo restano, però, in tutta la loro durezza le parole pronunciate dal ministro delle Finanze tedesco che, in un'intervista su «La Stampa» di ieri, citando Goethe (che amava molto l'Italia) ricordava che «è bene che ognuno spazzi davanti alla propria porta perché tutto il quartiere sia più pulito».

La fragilità del sistema italiano, anche se ufficialmente negata, è ben presente al professore: l'alto debito pubblico così come un mercato del lavoro «eccessivamente protetto per gli occupati e non protetto per i giovani»; ma abbiamo, aggiunge il premier italiano, anche un sistema di banche più solido di tanti altri Paesi (a cominciare dalla stessa Germania) e un debito privato delle famiglie ridotto rispetto ad altri Stati della Ue. La verità, precisa Monti, è che in Italia «abbiamo il difetto di oscillare tra momenti di euforia irresponsabile e momenti di depressione ingiustificata». Una situazione, quindi, tutto sommato sotto controllo. Sui conti pubblici, ad esempio, «abbiamo fatto un po' di più di una manutenzione, un pesantissimo intervento così come sulle pensioni». Ma, aggiunge Monti, «non occorrerà una seconda manovra quest'anno anche se l'azione di disciplina sui conti pubblici dovrà procedere».

Una novità il presidente del Consiglio comunque l'annuncia da Berlino: il Governo sta lavorando a uno strumento per la vendita degli asset pubblici. A chi gli chiede se escluda la cessione dell'attivo del settore pubblico, Monti risponde con prontezza: «Non solo non la escludiamo ma la stiamo preparando e presto seguiranno atti concreti. Abbiamo predisposto veicoli, fondi mobiliari e immobiliari, attraverso i quali convogliare, in vista di cessioni, attività del settore pubblico, prevalentemente a livello regionale e comunale».

Il "professore" torna anche sulla Tobin tax per le transazioni finanziarie, ricordando che il precedente Governo Berlusconi era contrario e quello attuale la sostiene. Ma il problema, aggiunge, è che non può essere una misura dei 17 Paesi Euro ma dei 27. Se fosse un'imposta applicata solo nell'Eurozona le transazioni si sposterebbero altrove per evitare la tassa.

Davanti a Schauble, in pubblico, Monti parla anche dell'«ammirazione speciale» per la Germania e la sua "Ordnungspolitik", l'economia sociale di mercato. Confida che il non essere un politico di professione lo rende più responsabile: «Non devo rispondere agli elettori ma a un Parlamento dove ottenere la fiducia, non devo scendere in strada per trovare voti. Questo mi rende però molto più responsabile, non meno».

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