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Questo articolo è stato pubblicato il 17 giugno 2012 alle ore 20:02.

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Ha vinto la coalizione pro-euro e ora tutti tirano un sospiro di sollievo. Le banche centrali archiviano per il momento i piani d'emergenza e non ci sarà bisogno di inondare domani i mercati con un mare di liquidità. Ma sbaglia chi pensa che il pericolo è scampato per sempre. La verità è che per Atene il punto di non ritorno è stato superato. Da un pezzo. L'Europa si troverà comunque a convivere con un paese agonizzante e con un'economia che andrà sussidiata dall'estero. Basta osservare le dinamiche e gli indicatori macro-economici per rendersene conto.

Le banche azzoppate
Le banche greche hanno dovuto subire perdite per 18 miliardi nel 2011, in virtù del taglio del valore dei bond di Stato che detenevano a piene mani nei portafogli. Sono state ricapitalizzate dal fondo messo a loro disposizione. Si direbbe che il peggio è dietro le spalle. Errore. Basta vedere i dati di bilancio dei primi tre mesi del 2012. Ebbene tutte le banche hanno chiuso ancora in perdita. La più importante la National Bank of Greece ha chiuso con un rosso di 537 milioni; Piraeus bank ha riportato 80 milioni di perdite e Alpha Bank ha chiuso con 107 milioni di perdite. Perché ancora in difficoltà le banche di Atene? Semplice, il problema non era solo il peso dei bond ellenici, ma il degrado dei crediti. Le sofferenze sono a quote che superano il 15-16%. Con un'economia in recessione da ormai 5 anni sono i prestiti erogati dalle banche a non venire restituiti. E così gli istituti devono accumulare trimestre su trimestre sempre nuove perdite.

La fuga dei depositi? Dura dal 2010 e non smetterà
Senza contare che l'emorragia dei conti correnti non ha requie. L'acme è di questi giorni ma il fenomeno è strisciante e dura dalla fine del 2009. Il sistema bancario greco aveva depositi per 238 miliardi ora sono solo 165 miliardi. Dall'inizio della crisi sono fuggiti dal sistema bancario 73 miliardi di euro. È una cifra imponente pari a un terzo del Pil del paese.

L'avvitamento dell'economia
Quella "ricchezza" è andata via via scemando. A colpi di cadute del 5% medio negli ultimi anni il Pil greco oggi non vale più di 200 miliardi. Tutta l'economia è in profondo affanno. Solo la produzione di cemento è crollata del 58% nell'ultimo anno. E i consumi con un tasso di disoccupazione alle stelle e sotto i colpi dell'austerity sono in caduta libera. L'immatricolazione di nuove auto è scesa del 29% nel 2011; l'abbigliamento del 18%; persino le tasse sul traffico della telefonia mobile sono scese del 17% nel 2011. Il paese è letteralmente in ginocchio. E non aiutano certo i flussi della bilancia dei pagamenti che mostrano un paese alla deriva. La bilancia delle partite correnti inanella segno negativo dal 2009 al ritrmo di oltre 20 miliardi di euro l'anno. Dal 2009 al 2011 i flussi in uscita sono di oltre 70 miliardi. Quella poca competitività del Paese è stata di fatto distrutta. La posizione netta internazionale negli investimenti di capitale è negativa dal 2009 e nel 2001 ha toccato la cifra record di 170 miliardi.

La morsa del debito
Ma è la morsa del debito che non si placa. Su un Pil di poco più di 200 miliardi il debito è di 367 miliardi. E quel debito è per due terzi appannaggio della banca centrale greca e delle istituizioni finanziarie internazionali. Non c'è molto spazio come si vede per virare rotta. La Grecia è un paese di fatto moribondo che non ha i mezzi e le risorse per cavarsela da sola. È un fatto indiscutibile. E chiunque vinca, la scelta di stare nell'euro comporterà un continuo aiuto finanziario da parte dell'Unione europea e della Bce. La zavorra di Atene è destinata a pesare e molto sul futuro della moneta unica.

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