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Questo articolo è stato pubblicato il 23 giugno 2012 alle ore 17:11.

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Roberto Formigoni (LaPresse)Roberto Formigoni (LaPresse)

Il governatore lombardo deve dimettersi subito secondo le opposizioni in Regione lombardia. Che ribadiscono la loro richiesta, dopo la notizia pubblicata dal Corriere della Sera e confermata da fonti vicine all'inchiesta secondo cui Roberto Formigonisarebbe indagato dalla Procura di Milano per corruzione in concorso con Pierangelo Daccò nell'indagine sulla Maugeri.

Nel mirino ci sarebbero delibere della giunta sulle funzioni sanitarie non tariffabili assegnate, si ritiene, in modo discrezionale.
Nei confronti di Formigoni la Procura di Milano ipotizza anche il reato di finanziamento illecito per 500 mila euro che avrebbe ricevuto per la campagna elettorale delle Regionali del 2010, si ritiene dalla Fondazione Maugeri. Dall'entourage del governatore si ribadisce che il presidente della Regione non ha ricevuto alcuna informazione di garanzia. Lui ribadisce che «queste accuse che vengono sollevate su di me sempre e solo sui giornali sono false e che se qualcuno dimostrasse che ho portato vantaggi a Daccò mi dimetterei»

Partito democratico, Italia dei valori e Sinistra ecologia e libertà auspicano che si vada presto al voto. Nelle scorse settimane avevano presentato una mozione di sfiducia contro il governatore, poi respinta dall'aula, e ora tornano a chiedere un passo indietro di Formigoni. Diversa la posizione dell'Udc che, attraverso il capogruppo regionale, Gianmarco Quadrini, invita alla «prudenza».

«Serve subito un atto di grande responsabilità verso i lombardi» secondo il segretario regionale del Pd, Maurizio Martina. Dello stesso avviso l'Italia dei valori, con il capogruppo in consiglio regionale, Stefano Zamponi, che sottolinea come «Formigoni non sia più in grado di governare: ha perso credibilità e dignità». Per Chiara Cremonesi e Giulio Cavalli (Sel) dopo «17 scandali in 17 anni sotto la sua guida» «le dimissioni di Formigoni sono ormai un atto dovuto ai lombardi». Dal capogruppo dell'Udc al Pirellone, Gianmarco Quadrini, parole di «prudenza e rispetto nei confronti del lavoro della magistratura». Ma «se le accuse venissero confermate il già precario percorso della maggioranza che governa Regione Lombardia si farebbe sempre più impraticabile».

Dalla Lega Davide Boni, che nell'aprile scorso lasciò l'incarico di presidente del Consiglio regionale della Lombardia dopo essere stato indagato per corruzione, dice che Formigoni «non deve dimettersi». E spiega che il suo passo indietro «aveva a che fare con una scelta politica e non giudiziaria». Mentre il vice presidente di Regione Lombardia e capo delegazione della Lega Nord, Andrea Gibelli annuncia che della questione discuterà il consiglio federale della Lega Nord lunedì.

Il Pdl lombardo si compatta attorno al governatore.
«Formigoni vada avanti fino a fine mandato: noi siamo con lui», scrive in una nota la delegazione Pdl della Giunta della Regione Lombardia. Dichiarazione sottoscritta dagli assessori Raffaele Cattaneo, Gianni Rossoni, Carlo Maccari, Giulio Boscagli, Marcello Raimondi, Alessandro Colucci, Romano La Russa, Domenico Zambetti, Romano Colozzi, Margherita Peroni e Valentina Aprea.
Anche il senatore Maurizio Sacconi conferma «la totale fiducia in Roberto Formigoni» e si augura che «le indagini si rivelino chirurgiche, sobrie e tempestive». E auspica che «in ogni caso le indagini non mettano in discussione» il modello lombardo «che ha dimostrato di essere quasi certamente quello più efficiente in Italia».
Per Paolo Romani «la sentenza è mediatica, prima ancora che giudiziaria, ed influenza l'opinione pubblica. La condanna assicurata in prima pagina, l'assoluzione relegata in penultima».

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