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Questo articolo è stato pubblicato il 23 giugno 2012 alle ore 10:38.

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Un airforce F-4 turco (Reuters)Un airforce F-4 turco (Reuters)

Sale la tensione tra Damasco e Ankara dopo che le autorità siriane hanno ammesso ieri sera di avere abbattuto un cacciabombardiere F-4 turco al largo della costa, confermando così quanto detto in precedenza dal primo ministro di Ankara, Recep Tayyp Erdogan. «Abbiamo la conferma che l'obiettivo era un aereo militare turco che è stato raggiunto da un colpo diretto dopo essere entrato nello spazio aereo siriano. Si è schiantato in mare in acque territoriali siriane, a circa 10 chilometri dalla costa della provincia di Latakia», ha specificato un portavoce dell'esercito di Damasco. Il portavoce ha riferito che i radar siriani avevano individuato ieri «un obiettivo non identificato» che aveva violato lo spazio aereo siriano a grande velocità e a bassa quota. A quel punto la difesa anti-aerea ha ricevuto l'ordine di intervenire e di fare fuoco. La marina turca e quella siriana sono in stretto contatto e proseguono le operazioni di ricerca dei due piloti, che secondo le prime informazioni si sarebbero salvati.

Ad Ankara però monta la rabbia delle autorità politiche. Fonti governative turche non hanno escluso che nel caso possa essere coinvolta la Nato, sulla base del principio del Patto Atlantico, che considera l'attacco contro un qualsiasi Stato membro alla stregua di un attacco contro tutti gli altri, legittimandoli a un eventuale intervento. Ieri sera, al termine di una riunione d'emergenza con i ministri competenti e i vertici militari, il prenier turco Erdogan, aveva assicurato che «la Turchia annuncerà la propria posizione dopo che l'incidente sarà stato completamente chiarito, e compirà con determinazione tutti i passi necessari».

Intanto, mentre proseguono scontri a Homs e Dayr, alcuni Paesi della regione si mobilitano per fornire supporto alle truppe dei ribelli: da una parte l'Arabia Saudita sta valutando l'ipotesi di pagare i salari dell'esercito siriano libero allo scopo di convincere anche altri militari delle forze regolari a fare defezione, aumentando la pressione sul presidente Bashar al Assad, scrive oggi il Guardian. E questo in piena sintonia con gli Stati Uniti e altri Paesi, come la stessa Turchia e il Qatar. Dall'altra parte i gruppi armati siriani anti-Assad a Homs avrebbero ricevuto armi e missili israeliani di ultima generazione utili «contro i carri armati T-72» in dotazione all'esercito siriano, scrive oggi l'agenzia Ansa sulla base di fonti «ben informate».

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