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Questo articolo è stato pubblicato il 24 giugno 2012 alle ore 08:11.

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BRUXELLES. Dal nostro corrispondente
Dopo il vertice di Roma tra Italia, Germania, Francia e Spagna, lo sguardo corre al consiglio europeo di giovedì e venerdì. La partita sul modo (timido) in cui rilanciare l'economia è vicina alla conclusione. Gli stati membri si stanno mettendo d'accordo per un pacchetto da 130 miliardi di euro. Le incognite riguardano a questo punto l'altro tassello in discussione: il futuro dell'unione monetaria. I governi dovrebbero ricevere domani il rapporto del presidente del consiglio Herman Van Rompuy e il cui piatto forte - perché realizzabile più rapidamente - è l'unione bancaria.
A Bruxelles, la relazione del Fondo monetario internazionale sul futuro dell'unione monetaria è stata accolta positivamente. Presentato dal direttore generale Christine Lagarde giovedì sera a Lussemburgo, il rapporto prevede obiettivi di breve periodo e piste di più lungo termine.
Tra le altre cose, l'Fmi suggerisce una ricapitalizzazione delle banche direttamente da parte dei fondi Efsf o Esm e consiglia alla Banca centrale europea di tornare ad acquistare obbligazioni pubbliche sul mercato.
«Van Rompuy sta mettendo a punto una relazione che si basa su tre pilastri principali - unione economica, unione politica, unione bancaria - e che assomiglia molto alle proposte del Fondo», spiega un esponente comunitario a Bruxelles. «Preciserà quello che potrà essere fatto senza cambiamenti al trattato e quello che invece richiederà modifiche dei testi». Ad aiutare Van Rompuy nei lavori sono i presidenti della Banca centrale europea, Mario Draghi, della Commissione, José Manuel Barroso, e dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker.
Il rapporto verrà discusso martedì dai ministri degli affari europei a Lussemburgo. Se fatte proprie dai governi, alcune delle proposte di Van Rompuy potranno essere addottate rapidamente; altre invece avranno bisogno di più tempo. L'idea di una unione bancaria appare l'obiettivo politicamente più realistico a breve termine. Richiede però, in cambio di garanzie sui depositi e un fondo di gestione delle crisi bancarie, con poteri di risoluzione, una cessione di sovranità per quanto riguarda la vigilanza.
Il trasferimento della sorveglianza alla Bce è prevista dai Trattati, anche attraverso una cooperazione rafforzata. «Londra non è contraria a una unione bancaria a 17 - spiega un responsabile europeo -, ma chiede la salvaguardia del mercato unico e vuole che la regolamentazione sia nelle mani dell'Autorità bancaria europea». Non è stata abbandonata, inoltre, l'idea di permettere al fondo Esm di finanziare direttamente le banche, magari concedendogli una licenza bancaria perché possa rifinanziarsi a sua volta alla Bce.

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