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Questo articolo è stato pubblicato il 28 giugno 2012 alle ore 12:20.

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ll fattore corruzione ha un impatto negativo diretto sulla spesa pubblica, facendo aumentare i costi per le grandi opere del 40 per cento. Su un altro fronte, quello della lotta all'evasione e della riscossione coattiva, lo Stato ha ultimamente «dispiegato uno sforzo straordinario e sono stati conseguiti risultati altrettanto straordinari, ma lo zoccolo duro é stato appena scalfito». Corruzione e lotta all'evasione poco efficace sono due dei molti campanelli d'allarme che il Procuratore generale presso la Corte dei Conti, Salvatore Nottola, ha fatto suonare questa mattina nel presentare la relazione della magistratura contabile sul Rendiconto generale dello Stato.

Danni indiretti e indiretti all'economia
L'interesse per il fenomeno corruttivo, sottolinea Nottola, «è dato dagli ingiusti costi che provoca all'economia». I costi sono «immediati o diretti, costituiti dall'incremento della spesa dell'intervento pubblico: c'è una lievitazione dei costi strisciante e una lievitazione straordinaria che colpisce i costi delle grandi opere, calcolata intorno al 40 per cento». Ma a preoccupare maggiormente Nottola è il danno indiretto, «forse più grave», inferto all'economia nazionale, «perché la corruzione allontana le imprese dagli investimenti: é stato calcolato che ogni punto di discesa nella classifica di percezione della corruzione (sembra che l'Italia attualmente sia al 69mo posto su 182) provoca la perdita del 16% degli investimenti dall'estero».

Pressione fiscale eccessiva
Quanto al risanamento dei conti pubblici, questo «é avvenuto a prezzo di molti sacrifici «a danno delle famiglie e delle imprese». Tagli e risparmi hanno effettivamente ridotto il disavanzo pubblico, «e il debito pubblico é tendenzialmente in discesa» - osserva Nottola – ma «questo é avvenuto a prezzo di pesanti sacrifici, soprattutto a danno delle classi medio-basse, e di un appesantimento proporzionale della pressione fiscale: in definitiva, di una sensibile compressione del reddito delle famiglie e della capacità di manovra delle imprese, che non può non influire negativamente sullo sviluppo».

Trasparenza sinonimo di democrazia
Il presidente della Corte dei conti, Luigi Giampaolino, nella sua relazione per la pronuncia del giudizio di parificazione del Rendiconto dello Stato relativo all'esercizio finanziario 2011, ha posto l'accento sulla necessità di garantire l'assoluta trasparenza dei bilanci pubblici. «Il tasso di democraticità di un Paese – ha sottolineato - si misura anche in relazione al grado di trasparenza dei conti, così che il Parlamento, le assemblee rappresentative e, in ultima analisi, i cittadini, siano posti in grado di conoscere l'operato degli esecutivi titolari della gestione delle risorse finanziarie».

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