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Questo articolo è stato pubblicato il 05 luglio 2012 alle ore 15:25.

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Da oggi, il comandante della Concordia Francesco Schettino è un uomo (quasi) libero. Il gip di Grosseto ha revocato gli arresti domiciliari imponendogli la più lieve misura dell'obbligo di dimora a Meta di Sorrento, in provincia di Napoli. Le esigenze cautelari sono «tuttora persistenti», secondo il giudice che ha accolto la richiesta degli avvocati Leporatti e Bastianini, su cui la stessa Procura aveva espresso parere favorevole, ma possono essere comunque «salvaguardate» in considerazione degli oltre 150 giorni trascorsi agli arresti casalinghi e della possibilità di controllo nei suoi confronti da parte delle forze dell'ordine. Si tratta, in realtà, di una «liberazione» che è stata concessa con lievissimo anticipo (nove giorni) sulla scadenza naturale, fissata al 13 luglio prossimo, essendo trascorsi i sei mesi di custodia cautelare previsti.

Rischio attentati al Capitano
Il passaggio dai domiciliari all'obbligo di dimora non cambierà però in maniera sostanziale la condizione di Schettino, perché è certo che il Comandante non si farà vedere per le strade del piccolo Comune napoletano. Non è escluso – secondo indiscrezioni raccolte in ambienti a lui vicini – che questa decisione, suggerita e fortemente sostenuta dagli stessi legali, sia dettata anche da eventuali problemi di sicurezza personale dell'indagato.

«Una mano divina sulla mia testa»
Durante questi mesi, Schettino ha confezionato un memoriale difensivo in cui ricostruisce le drammatiche fasi dell'affondamento della Costa Concordia, rivendicando il successo di una manovra che avrebbe evitato una tragedia ancora maggiore. «In quel momento una mano divina si è sicuramente posata sulla mia testa. Se avessi continuato su quella rotta, avremmo colpito lo scoglio con la prua. Sarebbe stata un'ecatombe», ha scritto il comandante secondo quanto anticipato dalla trasmissione «Quinta Colonna» che stasera mostrerà il documento su Canale5. «C'è chi, a verbale, ha dichiarato che l'impatto con la poppa è stato causato da una mia allucinazione, un'allucinazione che mi avrebbe fatto virare a destra provocando la scodata verso sinistra... Altro che allucinazione! Piuttosto è stato il mio fiuto, il mestiere, il saper riconoscere il mare a farmi fare quella sterzata repentina a dritta».

«La scatola nera conferma la mia versione»
Il dossier difensivo che Schettino ha inviato ai suoi legali tocca anche un altro controverso punto dell'inchiesta: il racconto dell'incidente subito dopo l'impatto. «Mi rincuora vedere che i dati emersi dall'analisi della scatola nera confermano le mie dichiarazioni rese quando sono stato interrogato. Come ho sempre detto - scrive Schettino -, ho applicato un piano che man mano si disegnava nella mia mente. Altrimenti non avrei potuto né riferirlo ne ricordarlo. Attaccare me e il mio comportamento è stata la cosa più facile fin dall'inizio. Questa vicenda ha responsabilità e dinamiche molto più complesse. Io sono stato sempre sicuro delle mie dichiarazioni, tanto che ho sperato fino all'ultimo che fossero salvati i dati della scatola nera».

L'inchiesta è vicina alla conclusione
Non è escluso che la Procura possa decidere di sentire nuovamente il comandante, anche se appena pochi giorni fa il procuratore di Grosseto, Francesco Verusio, commentando l'analisi della scatola nera aveva chiarito: «Tutto ciò che era utile per le indagini e che poteva risultare dalla scatola nera della Costa Concordia è stato acquisito agli atti e non ci serve nient'altro. La scatola nera ha parlato e ha dato le informazioni utili per ricostruire l'incidente, non ci sono lacune». A questo punto, l'indagine potrebbe chiudersi molto presto.

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