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Questo articolo è stato pubblicato il 06 luglio 2012 alle ore 08:11.

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Passi per la riduzione della spesa pubblica e l'eliminazione degli enti inutili ma per evitare l'aumento dell'Iva il Governo è costretto a rigiocare il "jolly" del taglio alle agevolazioni fiscali. A prevederlo è il decreto sulla spending review esaminato fino a tarda notte dal Consiglio dei ministri che "congela" fino al 30 giugno 2013 l'innalzamento di due punti delle aliquote del 10 e del 21% e limita a un solo punto il loro aumento a partire dal 2014. A meno che dal riordino delle uscite statali e dal giro di vite sui «regimi di esenzione, esclusione e favore fiscale», definite con la legge di stabilità per il 2013, non arrivino i 6,6 miliardi necessari a evitare dall'anno prossimo la stangata sui consumi.

I cambiamenti del Dl destinato sin dal nome alla «revisione della spesa pubblica, ad invarianza dei servizi ai cittadini» non si esauriscono qui. Durante la maratona notturna di ieri a Palazzo Chigi è saltata la stretta sui piccoli ospedali, la riduzione di 200 milioni del fondo di finanziamento (Ffo) degli atenei e la soppressione di alcuni enti di ricerca. Quest'ultima misura sarebbe stata rimandata agli inizi di agosto o al massimo a settembre quando arriverà il provvedimento con le norme di carattere ordinamentale (soppressione di 61 Province, nascita di 10 Città metropolitane, sfoltimento del 20% delle agenzie locali, riordino delle funzioni fondamentali dei Comuni con meno di 5mila abitanti).

Un'altra novità di rilievo riguarda i pagamenti dei debiti della Pa. Oltre al piano di monitoraggio che gli uffici pubblici dovranno avviare nel triennio 2013-2015, arriva lo slittamento dal 28 giugno al 27 luglio per la presentazione dell'istanza da parte delle imprese per ottenere il pagamento in titoli di Stato previsto dal Dl liberalizzazioni di gennaio. Nel frattempo anche il fronte giustizia si sarebbe placato con l'ok dei ministri a una nuova versione del decreto legislativo che cancella 37 tribunalini, 38 procurine e 220 sezioni distaccate.

Per il resto il provvedimento ricalca quello ampiamente anticipato nei giorni scorsi su questo giornale. A cominciare dal giro di vite sugli acquisti di beni e servizi previsto nel piano messo a punto dal commissario straordinario Enrico Bondi. Per realizzare economie di spesa, si spera consistenti, il decreto prevede la decadenza immediata di tutti i contratti di fornitura stipulati senza il ricorso al metodo adottato da Consip. Stesso discorso per le locazioni attraverso un abbattimento automatico (e immediato) del 15% di tutti i canoni di locazione con i privati.

Corposa è anche la parte dell'articolato destinata al pubblico impiego. Dove spicca la riduzione, a partire dal 1° ottobre, del 10% di tutte le piante organiche che sale al 20% per i dirigenti. Per il personale in esubero si ricorrerà alla «messa a disposizione» (l'equivalente della mobilità per i lavoratori privati, ndr) per 24 mesi con uno stipendio pari all'80% di quello attuale. L'arco temporale potrà essere raddoppiato e arrivare a 48 mesi per accompagnare alla pensione coloro che matureranno i requisiti previdenziali previsti prima dell'entrata in vigore della riforma Fornero. Senza dimenticare il taglio del 50% delle auto blu, l'adeguamento a 7 euro di tutti i ticket restaurant e il perdurare del turn over al 20% fino al 2015 quando si salirà al 50 per cento. L'anno successivo dovrebbe invece essere disposto lo sblocco delle assunzioni così come potrebbero tornare i concorsi per posti dirigenziali di prima fascia.

Nonostante il rinvio delle disposizioni di carattere ordinamentale anche il comparto delle autonomie viene ampiamente toccato dal provvedimento varato ieri. In primis nella dotazione finanziaria a causa dei 7,2 miliardi di tagli in agenda per il biennio 2012-2013. Il sacrificio maggiore toccherà alle Regioni (3,2 miliardi tra ordinarie e speciali) che si vedranno diminuite le risorse ricevute a qualsiasi titolo dallo Stato. La piazza d'onore toccherà ai Comuni (2,5 miliardi) che precedono le Province (1,5 miliardi). Enti locali che vedono anche cambiare le regole per le assunzioni sulla base di specifici parametri di virtuosità affidati a un futuro Dpcm.

Un accenno lo merita pure l'istruzione. In particolar modo le scuole che non perderanno il 50% dei bidelli. Quanto ai docenti, le classi di concorso varranno fino a un certo punto. Per gli insegnanti a tempo indeterminato rimasti senza cattedra scatterà la mobilità su altri insegnamenti, gradi di istruzione diversi o posti di sostegno.

Dalla versione finale del decreto salta il rifinanziamento delle scuole private per 200 milioni, mentre sono confermati 103 milioni per i libri di testo. Per le università non statali, infine, è previsto un finanziamento di 10 milioni.

E veniamo così alle finalità del decreto. Dell'aumento dell'Iva si è detto. Un posto di primo piano, per motivi sia politici che finanziari, è occupato dai 55mila esodati che si sommano ai 65mila tutelati dal decreto salva-Italia e che costeranno all'Erario 4,1 miliardi spalmanti lungo il periodo 2014-2020. Un esborso a cui bisogna aggiungere un miliardo nel 2013 e un altro nel 2014 per la ricostruzione post sisma in Emilia. Oltre a un corposo elenco di spese indifferibili: autotrasporto (400 milioni); missione di pace (1 miliardo); 5 per mille (500 milioni); università non statali (10 milioni); operazione strade sicure (72,8 milioni); 8 per mille per l'emergenza neve (9 milioni).

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