La Rai (che è pur sempre un'azienda) e la partita a scacchi della politica

La Rai non è un partito, è un'azienda. O dovrebbe esserlo. Lo start up del nuovo Cda, invece, assomiglia alle partite a scacchi tipiche della politica. Il presidente non si presenta, per rispettare la volontà dei consiglieri. Non è mai successo, non è chiaro perché la presenza del presidente designato dal Governo dovrebbe condizionare i consiglieri.

L'astensione di Verro
Dopo la "mossa" del presidente, la contromossa del consigliere Antonio Verro che si è astenuto in Consiglio sul voto favorevole alla presidenza di Anna Maria Tarantola. Non è chiaro perché un solo consigliere del Pdl si astenga, probabilmente a titolo personale, e gli altri no. Potrebbe essere un segnale in vista della riunione di giovedì della commissione di Vigilanza?

Le incognite
Per diventare efficace, la designazione di oggi del Cda Rai dev'essere resa efficace dal voto favorevole dei due terzi della commissione. Difficile che il Pdl faccia mancare tutti i suoi voti aprendo un conflitto frontale con il Governo. Possibile che ne faccia mancare solo alcuni, per lanciare segnali al presidente? Siamo sempre nel regno degli scacchi e della politica, non in quello di azienda che devono competere su tutti i mercati e le piattaforme della comunicazione.

Vengo dopo il dg, vengo dopo il dg...
Se passa la presidenza a Tarantola, le due questioni centrali diventano la delega che i consiglieri dovrebbero affidare al presidente, prevista dall'attuale Statuto Rai e la nomina del direttore generale. Il Governo ha indicato Luigi Gubitosi. Non è detto che si faccia in tempo per luglio e non è detto che tutto fili liscio, anche se il piano di Monti per la Rai non ha conosciuto finora dei passi falsi. Resta l'impressione che le trasformazioni del mercato dei contenuti digitali, con l'esplosione prossima ventura dei terminali mobili e della connected tv, sia lontana anni luce dai tempi e dei modi di queste partite a scacchi.

©RIPRODUZIONE RISERVATA