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Questo articolo è stato pubblicato il 18 luglio 2012 alle ore 12:58.

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Si fa sempre più feroce la resa dei conti fra il regime di Damasco che attua una sistematica repressione dal marzo 2011 e i miliziani delle forze insorte. Il ministro della Difesa siriano e il capo dell'intelligence militare, cognato di Bashar al Assad, sono morti stamattina in un attentato contro il palazzo della sicurezza a Damasco dove, secondo gli attivisti, sono rimasti uccisi o feriti «tutti i membri della cellula di crisi che dirige le operazioni contro i ribelli».

Il generale Hassan Turkmani, capo della cellula di crisi che coordina le azioni contro i ribelli, è tra gli uccisi nell'attentato di oggi a Damasco, secondo il sito filogovernativo siriano Akselser. La notizia è confermata da Al Manar, tv libanese degli Hezbollah, partito vicino alla famiglia del presidente Assad, che non a caso cita «fonti siriane». Un duro colpo al regime anche se è ancora tutta da chiarire la dinamica dell'attentato, avvenuto mentre era in corso la riunione tra ministri del regime e i vertici dell'intelligence.

Per la tv di stato siriana si tratterebbe di un kamikaze, mentre fonti della sicurezza parlano di una bomba piazzata da un «interno». Quel che è certo è che nel palazzo nel quale è avvenuto l'attentato le misure di sicurezza sono severissime e zona sulla Piazza Rauda nel quartiere di Abu Roummaneh vicina alle ambasciate italiana e americana, è una delle più blindate della capitale siriana. Difficile dunque evitare i controlli, tanto che tra le ipotesi emerse c'è anche quella di un ruolo attivo nell'attentato di un ex bodyguard di funzionari vicini ad Assad.

Subito dopo l'attacco, dicono gli attivisti, l'esercito ha blindato l'ospedale nel quale sono stati portati i feriti. Intanto stamane sono ripresi i bombardamenti governativi su alcuni quartieri di Damasco, stando a quanto riferito dall'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus), che ha aggiunto che ieri almeno 29 militari governativi sono stati uccisi nelle violenze in tutto il Paese, insieme a 66 civili e una ventina di ribelli. Nuovi scontri, secondo l'Ondus, sono avvenuti la notte scorsa nei quartieri di Midan e Kafaksouseh nella capitale.

Oltre 60 soldati sono stati uccisi nelle ultime 48 ore negli scontri avvenuti a Damasco contro i ribelli dell'Esercito siriano libero. Lo ha reso noto l'Osservatorio per i diritti umani. «Lunedì, nei combattimenti a Damasco, sono stati uccisi tra i 40 e i 50 soldati dell'esercito regolare siriano, almeno altri 20 hanno perso la vita ieri» ha spiegato Rami Abdel Rahman, portavoce dell'Ong.

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