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Questo articolo è stato pubblicato il 19 luglio 2012 alle ore 15:32.

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Rocket Internet sbarca in Italia per partecipare alla voglia di start-upRocket Internet sbarca in Italia per partecipare alla voglia di start-up

Copiare e rivendere all'originale?

Quando Airbnb è venuta a sapere dell'esistenza di Wimdu, ha mandato una mail ai propri utenti, pubblicata da Techcrunch. «Abbiamo scoperto che questi artisti della truffa copiano un sito, saccheggiano la sua community, e poi tentano di rivendere la società all'originale». Copiare per poi rivendere? «I Samwer – difende Ferrario - hanno fatto cose straordinarie e creato migliaia di posti di lavoro. Certo alle spalle dei nostri progetti ci sono anche altri investitori, con un fine di liquidità e la volontà di valorizzare l'investimento entro un certo periodo. Rocket è quel che si dice "the best owner" nella prima fase. E puntiamo in ogni caso a dar vita grandi aziende, si guardi l'esempio europeo di Zalando».

Poi, come accade spesso, arriva l'offerta che non si può rifiutare. Per i fratelli Samwer la prima è capitata nel 1999 per Alando, sito tedesco creato sul modello di Ebay, e che a pochi mesi dalla nascita è stato comprato dalla stessa società di San José per 50 milioni di dollari. Soldi poi investiti in altre imprese, passando per la nascita di Rocket Internet. City Deal fondata nel 2010 è stata assorbita lo stesso anno da Groupon; Cember.net è andata a Xing; e Darling a eHarmony; Plinga a Zynga. StudiVZ, il Facebook di Germania, è stato citato in giudizio nel 2008 dalla società di Zuckerberg: troppo somiglianze. Due cause, intentate in Germania e California. I Samwer sono stati assolti in casa, e hanno patteggiato una transazione negli Usa: nel frattempo però StudiVZ era già stato venduto a Holtzbrinck Ventures per 85 milioni di euro.

Come gli americani
Tutto ha origine nel 1998. Oliver Samwer, il più intraprendente dei tre fratelli, passa l'estate in Silicon Valley a intervistare alcuni imprenditori per la sua tesi di business school (pubblicata in Germania e Usa con il titolo «America's most successful start-ups: an entrepreneur's handbook»). Ne deriva una sincera ammirazione. «Una volta che hai visto gli imprenditori americani - disse - vorresti essere come loro. Vorresti essere loro». Ecco. E infatti le aziende americane sono quelle che ricadono più spesso nel mirino e se ne lamentano. Invece, commenta il Wall Street Journal, «c'è qualcosa di molto europeo nelle critiche a Rocket Internet» e «l'idea di una società incredibilmente aggressiva, altamente focalizzata e fieramente competitiva non è qualcosa con cui l'Europa abbia molta confidenza». «La verità – afferma il WSJ - è che piaccia o meno i Samwer sono molto bravi in quello che fanno».

La competizione globale
Ma il saper fare (e anche il "prender spunto") non ha confini. E ad esempio, di recente, la creatura di un programmatore napoletano, Gennaro Varriale, è stata clonata da due americani. Si chiama Pingram e mischia insieme Pinterest e Instagram (usa un'interfaccia simile a quella del primo per visualizzare i contenuti del secondo). La sua copia si chiama Pinstagram.
Non è quindi esclusiva dei Samwer l'abilità nella blitzkrieg (guerra lampo), come usano definirla. Anche se possiamo affermare che loro sono i migliori sul campo. A Berlino si contano altre società attive nel lancio di start-up «clone», come Team Europe, Springstar, Atlantic Ventures, Found Fair. E a gennaio circa venti persone vicine ai Samwer hanno lasciato Rocket per fondare un proprio incubatore, Project A, che ha subito attratto gli investitori. Che possa sorgere anche a Milano un simile fervore? Vedremo se Rocket Internet Italia farà scuola. L'attività rende e ha certo ragione Jack Dorsey quando dice che è più importante fare le cose bene, che farle per primi. Ma nella competizione globale, se qualcuno di questi giovani start upper preme il tasto follow, c'è da guardarsi le spalle.

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