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Questo articolo è stato pubblicato il 20 luglio 2012 alle ore 20:14.

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Daniel RicciardoDaniel Ricciardo

Ufficialmente, e con orgoglio, vanta la nazionalità australiana: Daniel Ricciardo, 23 anni compiuti il primo luglio e un sedile da titolare nella Scuderia Toro Rosso, viene infatti da Perth, non certo nota per il motorsport: anzi, è stata resa famosa internazionalmente con la vela nell'edizione dell'America's Cup del 1987. Inoltre Daniel, nelle prime righe del suo sito, ci tiene a precisare che, dei piloti arrivati in Formula 1 dall'Australia, lui è anche "il primo della sezione Ovest del grande paese", il sesto più esteso del mondo.

Ma a ben vedere, per quanto abbia vissuto la maggior parte della sua esistenza laggiù, "il papà è nato in Sicilia ed ha cambiato emisfero all'età di 7 anni, mentre la mamma ha origini calabresi". Ricciardo è quindi l'unico pilota attualmente sulla griglia ad avere in tasca anche il passaporto italiano e, Dna a parte, sente e vive la sua matrice tricolore da quando era bambino: con i nonni abbozzava un po' di parole stentate nelle cene domenicali e, dopo averli conosciuti per la prima volta a 9 anni, ha saldato importanti legami con tutto il parterre di oltre venti fra zii e cugini che Daniel ha ancora oggi nel meridione. Impossibile, quindi, per sua stessa ammissione, non assorbire qualcuna delle nostre tradizioni, senza poi celare nemmeno che la sua cucina preferita è ovviamente la nostra: "pizza, spaghetti e cotoletta", solo per citare alcuni dei piatti più comuni nella dieta del simpatico ventitreenne.

A specifica domanda, quanto senta nel fondo del cuore la sua italianità rispetto alla nazionalità ufficiale l'ha poi lui stesso quantificato in un bel 49%: è un bel punto a favore della storia e della tradizione della scuderia Toro Rosso di Faenza che, sin da quando era guidata da Minardi, ha sempre aiutato prevalentemente piloti italiani, di madrelingua fino ai tempi di Liuzzi e, almeno a metà, anche ora con Ricciardo. Nonostante il Gran Premio di Monza, la Pirelli e i due team in Emilia-Romagna, comunque, l'Italia e la sua industria non hanno mai favorito più di tanto i piloti casalinghi né politicamente né economicamente, quindi al giovane Daniel, al momento, conviene ancora correre per la sua bandiera natale, dove ha un grande seguito di fan, che da buon anglosassone coccola solo con Twitter, senza ancora una pagina ufficiale Facebook perché da buon sportivo preferisce "una giornata all'aria aperta a giocare a tennis o in bici piuttosto che rimanere al chiuso davanti a computer".

Comunque, in cuor suo, "tutti i fan sono importanti e averne in Italia vuol dire molto. Però quando correvo in Formula Renault, vivendo due anni nella stessa nazione dei miei nonni, non ho trovato una ragazza italiana che mi ricambiasse: forse non pensavano che fossi abbastanza carino". Se l'esperienza nello stivale gli è stata quindi anche minimamente ostile, ora però la logistica di questo sport, nonostante corra per un team italiano, gli impone di stargli distante, in quanto è necessario per lui vivere a Milton Keynes dove risiede il simulatore della Red Bull.

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