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Questo articolo è stato pubblicato il 21 luglio 2012 alle ore 08:12.

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Sono passati 20 giorni dal vertice europeo in cui i capi di Stato decisero di creare uno scudo anti-spread e di ricapitalizzare direttamente le banche spagnole. Quel giorno i mercati finanziari esultarono, spingendo Piazza Affari in rialzo del 6,59%. Peccato che dopo quel piccolo passo in avanti, l'Europa sia riuscita a farne molti più nella direzione opposta.

Gli aiuti alle banche spagnole sono stati approvati ieri ma in una forma che crea più problemi di quelli che risolve. Nel frattempo Madrid ha annunciato di avere le casse vuote e la regione Valencia ha dovuto chiedere aiuto perché non ce la fa più a pagare i debiti. Per di più lo scudo anti-spread è ancora nel mondo dei sogni. Morale: 20 giorni dopo il "salvataggio" dell'Europa, si scopre che l'Europa non si è salvata affatto.

Crisi di rigetto
I mercati finanziari ne hanno preso atto: le vendite si sono concentrate sui titoli di Stato spagnoli e italiani, e gli acquisti su quelli tedeschi. In Spagna i titoli trimestrali (uguali ai nostri BoT) hanno quasi raddoppiato in un giorno i tassi d'interesse, arrivando all'1,35%. I titoli biennali sono lievitati di oltre mezzo punto percentuale, al 5,98%. E i decennali hanno abbondantemente superato la soglia critica del 7%.

Questi numeri lanciano un duplice allarme. Uno: il brusco rialzo dei rendimenti a breve scadenza significa che il mercato vede nero l'immediato futuro della Spagna. Due: il fatto che i titoli decennali stiano sopra il 7% significa che il costo del debito, per Madrid, non sarà sostenibile per molto. Insomma, questi numeri sembrano concretizzare il timore di tutti: la Spagna potrebbe presto avere bisogno di aiuti per lo Stato.

La bufera non poteva lasciare indenne l'Italia. Non perché i conti pubblici siano peggiorati (anzi, è vero il contrario). Ma perché l'onda d'urto della Spagna rischia di essere troppo violenta e perché l'Italia è troppo grossa per essere salvata e troppo fragile per resistere da sola. Così anche i BoT trimestrali sono saliti dallo 0,68% all'1,19% e i BTp decennali sono lievitati dal 6% di giovedì al 6,21%.

Europa divisa in due
Per contro sono scesi sotto zero i tassi d'interesse tedeschi: tutti i titoli con scadenze fino ai tre anni rendono meno di zero. Questo significa che gli investitori sono così disperati da pagare pur di avere in mano debito della Germania. I Bund decennali offrono invece 500 punti base in meno dei BTp italiani e 612 in meno dei Bonos spagnoli. Per Madrid si tratta dello spread più alto da quando esiste l'euro.

Ma non è solo la Germania a vivere beata con i tassi d'interesse sotto zero. La Francia ha sotto zero i titoli trimestrali (-0,017% ieri sera). E ha intorno allo zero i tassi dei titoli fino ai 5 anni di durata. Nelle stesse condizioni sono anche Austria, Finlandia e Olanda: ottengono prestiti senza più pagare interessi. Questo non fa che migliorare sempre più le loro condizioni, peggiorando quelle di Italia e Spagna.

Ma quello che dimostra veramente la malattia d'Europa è il caso del Belgio: il Paese ha un debito pubblico pari al 100% del Pil (non molto meglio dell'Italia) e ha un deficit di bilancio pari al 3% del Pil (peggiore del nostro). Eppure i suoi titoli di Stato hanno rendimenti intorno a zero per le scadenze brevi. Questi numeri chiariscono cosa pensi (o tema) il mercato: ormai l'Europa non è più unita.

I motivi della bufera
L'aspetto inquietante è che se si chiede a economisti e operatori perché proprio ieri si sia scatenato l'inferno sui mercati, non si ottengono risposte certe. Non c'è stato un motivo specifico. «Il risultato dell'Eurogruppo lascia troppe questioni aperte», osserva Gianluca Garbi, amministratore delegato di Banca Sistema. «Della grande vittoria del vertice europeo di fine giugno è rimasto ben poco», aggiunge Gregorio De Felice, capo dell'ufficio studi di Intesa Sanpaolo.

La verità è che i motivi della sfiducia sono tanti. Troppi. Da un lato l'illusione dell'ultimo vertice europeo si è dimostrata per ciò che era: un'illusione. Dall'altro la Spagna è in crisi di liquidità, tanto che l'agenzia di rating Usa Egan-Jones ieri le ha tagliato la valutazione a "CC+" assegnandole una probabilità di default del 35% nell'arco di un anno. Inoltre la nascita del nuovo fondo salva-Stati Esm, architrave dei futuri interventi di aiuto, è incerta e appesa alle decisioni della Corte Costituzionale tedesca. Mentre i paesi più forti se la godono con tassi a zero e fanno orecchie da mercante. Questa è l'Europa unita...

m.longo@ilsole24ore.com

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