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Questo articolo è stato pubblicato il 21 luglio 2012 alle ore 08:13.

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La Regione spagnola di Valencia ha dichiarato ieri bancarotta ammettendo l'incapacità di far fronte ai prestiti in scadenza e ai pagamenti della spesa sanitaria. L'adesione al Fondo de liquidez autonomico, il fondo speciale appena creato dal Governo di Mariano Rajoy per sostenere le finanze delle diciassette autonomie regionali, equivale nei fatti a un default della Regione, la quarta per Pil nel Paese, che da mesi non riesce più a rifinanziarsi sul mercato con i bond considerati «spazzatura» dalle agenzie di rating internazionali. Non c'è una quantificazione ufficiale degli aiuti sollecitati dalla comunità autonoma ma le stime basate sui prossimi impegni finanziari indicano l'urgente necessità di almeno tre miliardi di euro.
Nonostante le precisazioni del presidente valenciano, il popolare Alberto Fabra, secondo il quale «la Regione non ha bisogno di alcun salvataggio ma ha semplicemente chiesto di accedere a un meccanismo di finanziamento statale», la Regione di Valencia non riesce a superare da sola la crisi di liquidità che si trascina da almeno sei mesi e nella quale è sopravvissuta solo con gli anticipi cash da parte del Governo di Madrid.
Nel giorno in cui l'Eurogruppo con la firma del memorandum d'intesa ha dato il via libera definitivo al piano di aiuti da 100 miliardi di euro per le banche spagnole, l'allarme lanciato da Valencia ha riportato l'attenzione sugli squilibri di bilancio di un Paese già entrato in recessione: sempre più difficile rispettare gli obiettivi di bilancio concordati a Bruxelles (deficit dall'8,9% al 6,3% quest'anno) e sempre più forti le perplessità sulla capacità di Madrid di uscire dalla crisi senza un intervento dell'Europa, che a questo punto non potrebbe che essere un vero bailout sovrano. Ieri la Borsa di Madrid ha chiuso con un crollo del 5,82% mentre i rendimenti sui titoli decennali del debito hanno raggiunto il massimo storico del 7,27 per cento.
«Come altre Regioni spagnole stiamo soffrendo le conseguenze della restrizione della liquidità sui mercati che sono il risultato della crisi economica globale», ha spiegato Fabra in un comunicato. Anche Castiglia e Leon, Catalogna ed Estremadura potrebbero chiedere presto aiuto: sono le amministrazioni più deboli in un sistema di autonomie che assegna alle Regioni oltre un terzo della spesa pubblica, con il totale controllo di servizi sanitari e istruzione.
Ma a Valencia c'è molto di più e di peggio. Fabra in carica da un anno esatto ha dovuto rimettere in piedi un'amministrazione travolta dagli scandali di corruzione del suo predecessore, Francisco Camps, anche lui del Partito popolare. Dalla gestione di Camps ha ereditato un modello economico basato su grandi eventi, come l'America's Cup di vela, e facili permessi alle costruzioni: anni di lustrini e bolla immobiliare sostenuta da banche come Bancaja, la cassa di risparmio di Alicante poi confluita in Bankia. Come il Banco de Valencia e la Cam, tutte salvate dall'intervento pubblico e tuttora controllate dallo Stato.

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