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Questo articolo è stato pubblicato il 23 luglio 2012 alle ore 13:53.

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Con i tagli previsti dalla spending review «non siamo nelle condizioni di poter assicurare l'apertura dell'anno scolastico». L'annuncio choc arriva dal presidente dell'Unione delle province italiane (Upi), Giuseppe Castiglione: a settembre, aggiunge «la metà delle province andrà in dissesto». Nella settimana decisiva per le sorti degli Enti locali di secondo livello, nel mirino per la revisione della spesa promossa dal Governo, le Province provano a resistere al vento dei tagli puntando sul ruolo finora svolto su fronti sensibili come l'istruzione, penalizzato dall'impatto della spending review sui bilanci.

Tagli incongrui da scongiurare
«Anche questa manovra - osserva Castiglione presentando a Roma un'analisi Upi dell'impatto finanzairio dei tagli sulle Autonomie - si
risolverà con un voto di fiducia, ma vogliamo comunque partecipare al dibattito partendo dal tema cruciale del taglio alle Province». Cinquecento milioni di euro per il 2012, sottolinea poi, «è un taglio incongruo, significa tagli ai servizi essenziali, al trasporto locale, alla formazione, alla manutenzione delle scuole». Con il taglio di 500 milioni di euro per il 2012 e di 1 miliardo di euro per il 2013 «non siamo nelle condizioni di assicurare l'apertura dell'anno scolastico».

Il nodo dei consumi intermedi
Il nodo è il perimetro dei 3,7 miliardi di consumi intermedi complessivi che la Spendig review prevista dal Dl 95/2012 intende sforbiciare. In realta, spiegano le province, la cifra messa in conto dal Governo considera voci di bilancio che non rientrano tra i consumi intermedi ma tra i servizi ai cittadini, quali i corsi di formazione professionale, mla manutenzione degli immobili, la gestione dei rifiuti e i trasporti locali. Il totale effettivo dei consumi intermedi, sempre secondo l'Upi, dovrbbe attestarsi a 1,3 miliardi di euro e il taglio reale da imporre alla province asendere a 176 milioni di euro per il 2012 (invece di 500) e 325 milioni di euro per il 2013 (invece di 1 miliardo).

Le ammissioni di Giarda
Sul punto, l'Upi ha incassato oggi anche un inaspettato riconoscimento da parte del ministro per i rapporti con il Parlamento Pero Giarda, che riferendosi in una lettera al vicepresidente vicario dell'Upi e presidente della Provincia di Torino, Antonio Saitta ammette: «Ho cercato invano di far cambiare quella norma. È contraria a tutto quello che ho sempre pensato in materia di finanza locale. Speriamo che il Senato sia più saggio del Governo». Una conferma, per Saitta, che i tagli «generalizzati e indiscriminati» previsti dal Dl Spendig review all'esame del Seanto «non tengono conto né delle singole realtà, né degli sforzi già compiuti da molti per razzionalizzare le spese».

Al nord in vista sfratto prefetture
In un documento predisposto dall'Upi di Veneto, Lombardia e Piemonte, la minaccia è quello di uno sfratto imminente per molte amministrazioni pubbliche "ospitate" delle Province: «a causa del mancato introito delle locazioni, che aggrava ulteriormente le difficoltà economiche degli enti locali e considerando che gli stessi enti spendono centinaia di migliaia di euro per la manutenzione degli immobili dati in locazione (e per i quali si paga l'Imu) le Province delle tre regioni sono pronte a «dare avviso di sfratto alle amministrazioni statali locatarie a partire dalle prefetture».

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