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Questo articolo è stato pubblicato il 26 luglio 2012 alle ore 19:08.

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Inizia oggi il ritiro delle truppe italiane dall'Afghanistan con il ripiegamento dei 200 bersaglieri schierati in Gulistan a presidio della base "Ice" e dell'avamposto "Snow". Aree nelle quali gli italiani rimpiazzarono due anni or sono le truppe georgiane e statunitensi sostenendo accaniti combattimenti e registrando il più alto numero di perdite in undici anni di guerra afghana: 6 i militari uccisi in Gulistan più altri tre nel vicino distretto di Bakwa anch'esso sotto il controllo della Task force south east costituita nel settembre 2010.

La notizia del ritiro italiano da un'area mai pacificata nella quale i talebani hanno colpito più volte con mortai e razzi le basi (uccidendo in questo modo il sergente Michele Silvestri nel marzo scorso e il caporale Matteo Miotto a Capodanno del 2010) è apparsa in coda a un comunicato del comando di Herat dedicato alla conclusione dell'operazione "Rete per gamberi", un'offensiva condotta per oltre un mese nella provincia di Farah allo scopo di "ammorbidire" i talebani prima del ritiro italiano e che ha visto impegnati 3 mila militari italiani, statunitensi e afghani con l'impiego di forze speciali e raids dei cacciabombardieri Amx e degli elicotteri d'attacco Mangusta. L'operazione, che aveva l'obiettivo di "disarticolare la rete degli insorti" e "di prendere pieno possesso del distretto del Gulistan", ha inflitto "notevoli perdite" agli insorti (sette dei quali sono stati catturati) e si è conclusa con la cessione alle truppe afghane della base Ice e lo smantellamento dell'avamposto Snow "ritenuto non più necessario per il prosieguo delle operazioni".

In realtà le truppe afghane non sono in grado di presidiare quell'avamposto strategico perché non dispongono di aerei ed elicotteri per rifornirlo e avvicendarvi i reparti. Pur potendo contare sul supporto di fuoco dei jet e degli elicotteri alleati i soldati di Kabul non avranno vita facile neppure nella base "Ice" poiché i rifornimenti in arrivo dalla città di Farah devono attraversare una stretta vallata minacciata dalle imboscate e dagli ordigni stradali talebani.

La stessa valle attraversata in direzione ovest dai militari del Primo reggimento bersaglieri che hanno raggiunto la base "Lavaredo", nel distretto di Bakwa che secondo i piani verrà presidiato dagli italiani fino a marzo del 2013 quando la Task force south east cesserà di esistere e l'intera area orientale di Farah verrà lasciata al presidio delle sole forze afghane. Prima di allora, a settembre di quest'anno, il contingente italiano abbandonerà anche le postazioni di Bala Murghab, nella provincia settentrionale di Badghis consentendo di ridurre in autunno il contingente in Afghanistan da 4.200 a 3.600 militari.

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