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Questo articolo è stato pubblicato il 30 luglio 2012 alle ore 13:21.

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È stato depositato alla Corte Costituzionale il ricorso per conflitto di attribuzione della Presidenza della Repubblica contro la Procura di Palermo per le decisioni che questa ha assunto sulle intercettazioni di conversazioni telefoniche del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Lo fa sapere l'Avvocatura dello Stato.


La scomparsa di D'Ambrosio
La fine improvvisa di Loris D'Ambrosio, il consigliere giuridico del Quirinale finito al centro della polemica sulla trattativa Stato-mafia a causa delle sue telefonate con l'indagato Nicola Mancino intercettate dalla Procura di Palermo, ha rilanciato l'eterno tema della riforma delle intercettazioni. Sul quale anche il Csm ha avviato "una riflessione", come ha annunciato sabato il vicepresidente Michele Vietti. Lo stesso giorno D'Ambrosio ha reso l'ultimo saluto una folla di autorità, guidata da un commosso e silente Giorgio Napolitano, e dal ministro della Giustizia Paola Severino, che ha ricordato l'impegno antimafioso del magistrato scomparso, già collaboratore di Giovanni Falcone, e ha rivelato che presentò le dimissioni dopo la pubblicazione dei verbali delle telefonate, ma che Napolitano le rifiutò. La guardasigilli, prendendo la parola alle esequie, non ha parlato di temi specifici, naturalmente, ma ha invitato a una «seria meditazione sulla giustizia in Italia, sui danni che ad essa ed ai cittadini reca la cultura del sospetto».

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