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Questo articolo è stato pubblicato il 03 agosto 2012 alle ore 06:36.

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FRANCOFORTE. Dal nostro corrispondente
La Banca centrale europea si prepara a intervenire sui mercati per abbassare i rendimenti del debito di diversi Paesi, che ritiene «eccezionalmente alti» e «inaccettabili», in quanto dipendono da timori di una rottura dell'euro. Ma, nella conferenza stampa di ieri, il suo presidente, Mario Draghi, ha lasciato molti dubbi sui tempi e modi di questi interventi e di «altre misure», presentando «linee guida», più che soluzioni già pronte, e deludendo così le aspettative dei mercati finanziari sollevate dal suo discorso della settimana scorsa a Londra, quando aveva parlato di fare «tutto quello che è necessario per salvare l'euro», anche se ha ribadito che «l'euro è irreversibile» e notato che tutto il Consiglio lo ha appoggiato sulla linea espressa a Londra. Tuttavia, ha ammesso il dissenso del presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, sugli acquisti di titoli.
Draghi ha anzitutto rimandato la palla nel campo dei Governi dei Paesi europei in difficoltà, i quali, come indicato dal vertice di fine giugno, dovranno fare richiesta per attivare gli interventi dei fondi salva-Stati Efsf e Esm cui la Bce «può» affiancarsi con operazioni anche su larga scala per raggiungere l'obiettivo. Poco dopo la conferenza stampa di Draghi, però, da Madrid i capi dei due Governi più sotto pressione perché presentino questa richiesta, quelli di Spagna e Italia, non hanno dato alcuna indicazione di volersi muovere in tempi brevi. Draghi ha sottolineato, come già aveva fatto a Bruxelles dopo il vertice, che l'intervento di Efsf e Esm (quest'ultimo in funzione solo dopo il 12 settembre, quando dovrà pronunciarsi la Corte costituzionale tedesca) dovrà avvenire in base a una «severa condizionalità» sugli impegni presi dai Governi stessi, il che ha rappresentato finora il maggiore disincentivo per i Paesi alla richiesta dei fondi. Se gli interventi della Bce dovranno attendere non solo la richiesta del Paese e la firma di una lettera di impegni, ma anche l'avvio di quelli dell'Efsf/Esm, dato che questi sono condizionati in alcuni casi all'approvazione parlamentare (la più ostica delle quali in Germania), il percorso potrebbe richiedere diversi mesi.
Il presidente della Bce ha offerto alcune indicazioni su come gli interventi dell'Eurotower potranno avvenire, in modo molto diverso da quelli realizzati finora (nel 2010 a favore soprattutto della Grecia e, a cavallo fra l'estate scorsa e il marzo di quest'anno, di Italia e Spagna): per dimensioni; nell'accettazione che i crediti della Bce potrebbero non avere più la precedenza nei confronti degli investitori privati (come è avvenuto nella ristrutturazione del debito greco, aggravando le perdite degli altri creditori); nel fatto che gli interventi potrebbero non essere più sterilizzati (finora dopo gli acquisti di bond la Bce ha prosciugato ogni settimana liquidità per pari importo), il che avvicinerebbe la Bce al modus operandi della Federal Reserve e della Banca d'Inghilterra. Draghi ha anche sostenuto che gli interventi saranno concentrati sulle scadenze più brevi, in modo da avvicinarsi maggiormente alla politica monetaria "classica". Non è chiaro se all'Efsf/Esm toccherebbero interventi sulle scadenze più lunghe o acquisti in asta.

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