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Questo articolo è stato pubblicato il 06 agosto 2012 alle ore 17:32.
L'ultima modifica è del 06 agosto 2012 alle ore 10:36.
Le defezioni in Siria mostrano che il regime di Bashar al Assad sta perdendo la presa e sta vacillando e che l'opposizione sta guadagnando slancio. Lo afferma il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney.
«Come abbiamo più volte ripetuto, le defezioni di alto livello sono un segnale di come Assad stia allentando la presa sul potere» afferma Carney, sottolineando che il «momento è con l'opposizione e con il popolo siriano. È chiaro che queste defezioni stanno raggiungendo i livelli più alti del governo siriano e Assad non può ripristinare il proprio controllo sul paese perché il popolo non lo consente. Il modo migliore per mettere fine a queste sofferenze del popolo è che Assad si faccia da parte e consenta una transizione politica pacifica verso un governo che sia in grado di rispondere alle aspirazioni del popolo».
sulla stessa linea le dichiarazioni del titolare della Farnesina, Giulio Terzi, secondo il quale «la defezione del primo ministro siriano Riad Hijab dimostra il progressivo isolamento di Assad anche nei confronti della sua cerchia più ristretta. E' un segnale chiaro di quanto la violenza esercitata verso il suo stesso popolo stia spingendo il regime su un percorso di inesorabile implosione».
Quella di oggi è stata una giornata davvero convulsa per la Siria. Stamane, l'esplosione nella sede della tv di Stato a Damasco che fa feriti, poi la defezione del premier che ripara in Giordania, accusa il regime Assad di essere «omicida» e rivela «tutti i ministri vorrebbero disertare ma hanno la pistola alla tempia». Quasi contemporaneamente, a conferma di ciò, Mohammed Jalilati, ministro delle Finanze, è arrestato perché anche lui sembra in procinto di fuggire. Poi la notizia bomba ma solo su Twitter: «Attenzione. Secondo l'ambasciata russa in Siria, il presidente Assad sarebbe morto o ferito» riferisce il ministro dell'Interno russo Kolokoltsev all'account @MiniInterRussia (tweet rituittato più di mille volte un'ora dopo la diffusione in rete). La notizia gira sul social network ma non viene ripresa né da Al Jazeera né da al Arabiya. Fin quando un giornalista della Reuters chiama per verificare ma l'ambasciata russa in Siria «rifiuta di commentare la notizia sulla salute di Assad».
Stamattina il premier disertore ora rifugiato in Giordania aveva detto al suo portavoce alla tv panaraba al Jazeera: «Tutti i ministri siriani del governo vogliono disertare ma hanno una pistola puntata alla tempia». Spiega: «Come hanno fatto in passato, liquidano le persone e dicono poi che sono stati gruppi di fondamentalisti armati». Le sue parole fugano i dubbi sulle dimissioni forzate: «Annuncio oggi la mia defezione dal regime omicida e terrorista e annuncio di aver aderito alla rivoluzione per la libertà e la dignità. Annuncio che da oggi sono un soldato di questa rivoluzione sacra» scrive l'ex premier Riad Hijab nel comunicato.
Mentre infuria la battaglia finale ad Aleppo fra il regime del presidente Assad e l'esercito di ribelli, insomma, il governo sembra sgretolarsi. Che ormai Damasco, la capitale, non è più controllata dal regime, è dimostrato da un altro particolare. La sede della televisione di Stato colpita stamane dall'esplosione, si trova nella Piazza degli Omaiadi, in uno dei quartieri più protetti della capitale siriana, e per entrare nell'edificio è necessario superare numerosi controlli di sicurezza. Secondo quanto confermato dal ministro dell'Informazione, Omran al-Zohbi, l'esplosione- avrebbe causato un numero imprecisato di feriti. Il 18 luglio scorso quattro alti responsabili della sicurezza siriana - tra cui il cognato del presidente Bashar al-Assad - erano stati uccisi a Damasco in un attentato dinamitardo rivendicato dal Libero esercito siriano messo a segno in un summit del governo, in una sede considerata sicurissima, a prova di kamikaze.
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