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Questo articolo è stato pubblicato il 09 agosto 2012 alle ore 10:15.
L'ultima modifica è del 09 agosto 2012 alle ore 10:24.

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Pier Luigi Bersani (Fotogramma)Pier Luigi Bersani (Fotogramma)

Qualcuno dice che tra il '96 e il '98 si sono viste liberalizzazioni e politiche industriali più incisive di quelle fatte ora.

Sulle liberalizzazioni gioca in casa, ma sul resto?
Sulle pensioni abbiamo fatto molto.

Anche qui negli anni '90. Ma nell'ultimo governo Prodi siete tornati indietro sullo scalone...
Giustamente credo, la gradualità nelle riforme serve. Come si è dimostrato con la vicenda degli esodati.

Bersani, insisto, perché questo è il punto: in Europa e sui mercati c'è preoccupazione per un ritorno di Berlusconi, ma anche di un centro-sinistra bloccato sulle riforme dai veti politici e sindacali.
È un pregiudizio. La nostra è una politica intenzionata a chiedere il consenso della gente dicendo come prima cosa che siamo in una crisi seria e che serve responsabilità. Ma io rifiuto l'affermazione che il governo Monti abbia fatto più riforme dei governi politici di centro-sinistra. Se poi le riforme sono solo l'articolo 18...

A proposito, sulla riforma del lavoro rimetterete le mani?
Sì. Il mercato del lavoro va sicuramente reso più efficiente. Ma il dibattito sull'articolo 18 è un dibattito interno ideologico. Il problema è quello della produttività: e qui siamo carenti in investimenti, ambiente di contorno, rigidità organizzativa ed eccesso di precarietà. In questo senso io credo che la questione del lavoro vada vista anche dal punto di vista dei contratti. E qui sono un convinto sostenitori di uno spostamento verso l'ambito aziendale, preservando però una base di omogeneità nazionale. Dare flessibilità organizzativa a fronte di investimenti esigibili: questa è la pista da percorrere.

Ma l'alleanza con Casini si fa prima o dopo le elezioni?
Dipenderà anche dal sistema elettorale. Io ho in testa un'area progressista aperta che non è solo partiti. Che sia in condizioni prima o dopo le elezioni, di lanciare un appello di collaborazione a tutte le forze europeiste, antipopuliste e costituzionali. Poi credo nei vincoli che ci siamo dati nella carta d'intenti per governare insieme: si decide a maggioranza quando non siamo d'accordo.

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