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Questo articolo è stato pubblicato il 15 agosto 2012 alle ore 12:45.

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Presunti tentativi dell'Ilva per ammorbidire alcuni componenti della commissione ministeriale Ipcc Aia, sospetti di tecnici compiacenti e mosse spregiudicate: c'è questo nelle intercettazioni che la procura di Taranto ha raccolto (e depositato da tempo al tribunale del Riesame) nell'inchiesta, tuttora in corso, relativa a presunti episodi di corruzione in atti giudiziari.

In un'informativa della Gdf - riportano alcuni quotidiani - si parte dal noto incontro tra il consulente del pm, Lorenzo Liberti, e il dirigente dell'Ilva Girolamo Archinà, licenziato in tronco dal presidente Bruno Ferrante pochi giorni fa, relativo alla consegna di una presunta mazzetta da 10.000 euro per favorire il siderurgico. Dice Archinà al telefono con un dipendente Ilva: «Per domani mi prepari dieci?» (...), «però grossi» (...) , «se sono da 500 è meglio». Archinà e Liberti (che respinge ogni accusa) si incontreranno poi in una stazione di servizio della A14 e si scambieranno una busta.

Ma c'è dell'altro. Il 15 luglio 2010 Archinà e Fabio Riva incontrano il governatore Vendola per discutere del Siderurgico. Al termine dell'incontro Fabio Riva parla con il figlio Emilio (omonimo del nonno). Emilio - annotano i finanzieri - suggerisce di fare un comunicato fuorviante. «Si dice... si vende fumo, non so come dire! Sì, l'Ilva collabora con la Regione, tutto bene».

Per quanto riguarda i rapporti avuti da manager dell'Ilva con alcuni componenti della commissione ministeriale Ipcc Aia, i finanzieri scrivono che si tratta di «contatti non proprio istituzionali per ammorbidire alcuni componenti della commissione».

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