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Questo articolo è stato pubblicato il 18 agosto 2012 alle ore 08:13.

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NELLA GABBIA DI KHODORKOVSKIJ

Idee, non individui
La band punk femminista delle Pussy Riot è nata nell'autunno scorso, per protestare contro l'annuncio di Vladimir Putin che sarebbe tornato alla presidenza al posto di Dmitrij Medvedev. Una protesta che vuole essere anonima, per sottolineare una battaglia a sostegno di un'idea, e non la centralità di un individuo. Per questa ragione le ragazze (una quindicina) si fanno conoscere con soprannomi e si coprono il volto con passamontagna. Colorati come i loro abiti, in contrasto come il nome scelto per il gruppo che - spiegano - mette insieme la dolcezza e la durezza dei riot, rivolte. Durante il processo le tre componenti della band arrestate hanno ripetuto di aver voluto denunciare la collusione tra Stato e Chiesa ma di avere nel mirino la politica e non la religione, nella speranza di poter cambiare il Paese (nella foto, da sinistra, Katia Samutsevich, Maria Aliokina e Nadia Tolokonnikova ieri durante la lettura della sentenza)

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