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Questo articolo è stato pubblicato il 22 agosto 2012 alle ore 06:36.

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ROMA
Se non è una vera e propria inversione di tendenza nel giudizio complessivo sul nostro paese, quanto meno è un primo segnale. Dopo le reiterate revisioni al ribasso del livello di affidabilità dell'Italia, le agenzie di rating scendono in campo per lanciare un messaggio più rassicurante sulle prospettive di medio periodo del nostro paese. Nel 2013 – osserva Moody's in un report relativo ai paesi periferici dell'eurozona – l'Italia potrebbe tornare a una dinamica del Pil ai livelli pre-crisi. Certo a livello europeo l'aggiustamento potrebbe essere completo «solo a metà» e la recessione potrebbe estendersi fino al 2016». In tale contesto, l'economia del nostro paese potrebbe attestarsi nel prossimo anno in una forchetta tra una crescita pari a zero e una leggera contrazione dello -0,5 per cento.
Moody's ricorre a un inedito parallelo con le crisi che colpirono Svezia e Finlandia all'inizio degli anni Novanta. La contrazione dell'economia di Spagna, Portogallo e Italia pare «relativamente meno profonda», si avvicina più a quella vissuta dalla Svezia, mentre per Irlanda e Grecia si evidenziano più punti in comune con la grave e profonda crisi che colpì la Finlandia. In tale contesto, i paesi periferici dell'eurozona potrebbero dunque tornare nel 2013 ai livelli precrisi. Se al contrario, si assume come "giusto" il caso finlandese allora la correzione potrebbe proseguire almeno fino al 2016.
Anche Fitch, attraverso un'intervista a Bloomberg Tv del direttore operativo rating, David Riley, commenta lo stato attuale della crisi italiana. «La questione chiave dal punto di vista degli investitori è il rischio politico», in questo momento più pesante di quello fiscale ed economico. Il governo Monti «ha guadagnato molta credibilità politica per le misure che ha adottato. Le preoccupazioni sono su chi guiderà l'Italia l'anno prossimo, dopo le elezioni». È importante che il premier possa lavorare «per vedere la luce in fondo al tunnel».
Espressioni che evocano, forse in una non casuale coincidenza temporale, quanto Monti ha sostenuto domenica a Rimini dal palco del Meeting di Cl. Versione integrale proposta ieri dal sito on line di Palazzo Chigi. «Ma allora crisi è il momento in cui si esce – e io per molti aspetti lo vedo avvicinarsi questo momento – da una fase di sofferenza economico sociale, o non è piuttosto crisi la situazione che precede il momento in cui si ritiene necessario rimboccarsi tutti le maniche e lavorare per trasformare per il meglio il Paese?».
Si respira un'aria di maggior ottimismo, o forse di minor pessimismo, ma vi sono effettivamente le condizioni per vedere «un po' di luce alla fine del tunnel» prima della fine dell'esperienza del governo Monti? Per Riley, l'Italia sarà in grado di evitare ulteriori downgrading se Monti «farà quanto in suo potere per implementare i piani di austerity e completare le molte riforme in corso». Per il resto, molto dipende da quel che accadrà in particolare in Spagna.

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