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Questo articolo è stato pubblicato il 22 agosto 2012 alle ore 06:36.

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Giudizi di un qualche interesse. Per verificare se possano in qualche modo anticipare l'auspicato ritorno alla fiducia da parte dei mercati nelle prospettive di crescita della nostra economia, occorrerà attendere le prossime settimane. Dopo aver di nuovo toccato e superato a fine luglio quota 500 punti base, ieri lo spread tra Btp decennali e Bund tedeschi è sceso sotto i 410 punti, con il rendimento al 5,66 per cento. I mercati sono in attesa del prossimo intervento della Bce. La crisi si conferma dunque più che mai europea, e la risposta non può essere europea, lungo la strada indicata dallo stesso Monti che ha chiesto un immediato, visibile rafforzamento della governance dell'eurozona.
Anche per questo motivo, da palazzo Chigi si è scelto ieri di non commentare le nuove prese di posizione delle due agenzie di rating. Troppe sono ancora le variabili in gioco e le incognite. Dunque massima prudenza, anche alla luce delle prese di posizione della Bundesbank sul tetto allo scudo antispread, e delle più articolate e sfumate posizioni in sede politica che vanno emergendo al contrario a Berlino. Ognuno gioca la sua parte, da Angela Merkel al ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble, e si guarda alle elezioni del prossimo anno. In questo contesto, Monti si prepara alla campagna d'autunno con un primo giro di orizzonte nel Consiglio dei ministri di venerdì. La constatazione che il tempo stringe e che di fatto, dopo Natale, con la campagna elettorale alle porte, i giochi potranno considerarsi chiusi.
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I rating delle agenzie
A luglio giù di due gradini
Il taglio da parte di Moody's del rating sul debito sovrano dell'Italia è recentissimo. Il 13 luglio la valutazione sui titoli di Stato scende di due "punti", da A3 a Baa2. L'agenzia americana spiega il declassamento sottolineando come tra i fattori che probabilmente porteranno a «un ulteriore netto aumento dei costi di finanziamento» ci sono anche «segnali di erosione» sul fronte degli investimenti esteri, oltre al rischio contagio da Grecia e
Spagna. Ma nel mirino c'è anche il «deterioramento delle prospettive economiche a breve termine», nonostante le misure decise dal governo Monti e il «clima politico che, con l'avvicinarsi del voto della prossima primavera, è fonte di un aumento dei rischi»
Downgrade a gennaio
Il 27 gennaio 2012 Fitch abbassa il rating dell'Italia di due gradini portandolo da A+ ad A-, con outlook negativo. Lo fa sottolineando che «il forte impegno del governo italiano nella riduzione del deficit di bilancio e nell'adozione di riforme strutturali» ha impedito un'azione più severa sul merito di credito del debito a lungo termine. Dietro il declassamento il «livello elevato del debito pubblico e il basso tasso di crescita» che hanno reso «il Paese particolarmente vulnerabile». Preoccupa l'aumento dei costi di finanziamento «con l'ampliamento del divario tra tassi di interesse e crescita economica che comporta implicazioni negative sulla dinamica del debito pubblico». Declassata di due gradini anche la Spagna
La retrocessione in «serie B»
L'ultimo giudizio, severissimo, di Standard & Poor's arriva il 13 gennaio di quest'anno. L'agenzia di rating americana declassa l'Italia, tagliando il rating sul debito sovrano di due punti dalla A semplice a BBB+. Nelle motivazioni si legge che il nostro Paese sconta «l'alto debito e il basso potenziale di crescita», insieme alla maggiore «vulnerabilità sui rischi di finanziamento». Allo stesso tempo S&P promuove il governo Monti: «L'indebolimento del quadro politico europeo , però, viene compensato dalla più forte capacità dell'Italia di formulare e applicare politiche anticrisi». Lo stesso giorno l'agenzia taglia anche il punteggio della Francia, che perde la tripla A . Scendono di due gradini anche Spagna e Portogallo

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