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Questo articolo è stato pubblicato il 24 agosto 2012 alle ore 17:49.

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Il calcio scommesse
Così va (male) il calcio nostro che inizia il suo rituale sotto gli effetti delle sentenze del calcio scommesse. La sensazione è che l'intero movimento, come già accaduto in precedenti occasioni, non abbia la percezione della gravità dei fatti accertati e della profondità di un fenomeno corruttivo non certo marginale.

È l'ennesima, mancata occasione per un'operazione insieme di pulizia e di aggiornamento di regole, prima accettate con ipocrisia da tutti e poi definite codici da gettare al rogo. È il caso del mostro della responsabilità oggettiva, una barbarie giuridica che cozza contro l'ordinamento civile.
Oltre a questo aspetto essenziale, ciò che lascia stupefatti è l'assoluta permeabilità di un movimento ai venti della piccola e grande criminalità, attratte da un giro di danari senza paragoni. Le intercettazioni mettono in evidenza una collusione con gli "eroi della domenica" che, prima ancora per affari è per mentalità e costume. Non sono pochi gli addetti ai lavori che non hanno alcuna percezione degli obblighi che derivano dalla loro partecipazione, spesso lucrosa, alla vita sportiva.

L'unico segnale di inversione nel calcio italiano viene oggi da cause di forza maggiore, leggi la voragine di debiti creata in anni di sperperi. Tutte le società sono alle prese con enormi problemi finanziari e anche i nababbi che stanno alle spalle annunciano bandiera bianca. Stipendi tagliati, rose e ingaggi ridotti e fuga delle stelle straniere dal nostro campionato. Uno stato di necessità che tuttavia non sembra trovare un conseguente impiego di calciatori provenienti dai settori giovanili. Se è vero che l'età complessiva si è abbassata, ancora una volta si leggono ben pochi cognomi dei giovani sotto i vent'anni che pure hanno già mostrato il loro valore. Ha ragione l'ostinato Sacchi: il rischio di bruciarli? Storie, sono atleti e non legna da ardere. Ma al dunque dopo tante esibizioni nel calcio d'estate, i più sono spariti dalle formazioni titolari del campionato.

Una favorita e molti outsider
Solo la Juve pare essersi mossa sul mercato con propensione alla spesa.
Proprio i bianconeri appaiono dunque sulla carta i favoriti della vigilia, tenuto conto dell'ulteriore rafforzamento dell'ottimo assetto. Isla e Asamoah sono giocatori di valore assoluto, a prescindere dall'arrivo o meno di Llorente. Gli impegni di Champions possono rappresentare un freno. Il vero quesito è la capacità della squadra di Conte di reggere lo stress del duplice fronte.
Con notevole distacco dalla Juve vanno inserite le due milanesi. Il Milan ha fatto notizia per l'intera estate con il duplice sacrificio di Thiago Silva e di Ibra, ceduti ai nababbi dei francesi del Psg, suscitando l'ira di tifosi abituati ad avere il meglio. È finita un'epoca ha detto il Paperone rossonero, dopo aver giurato per qualche giorno che mai e poi mai... con quel che segue. Anche Moratti, l'industriale della riva opposta, ha rinunciato a corteggiare i vari Lucas che si sono profilati all'orizzonte e ha annunciato una stagione all'insegna del fatto in casa o quasi.

Non è un caso che le due squadre si siano accordate su uno scambio di maglie tra Cassano e Pazzini. Il primo ceduto volentieri, dopo le pretese non corroborate da sufficienti fatti; il secondo reduce da una stagione infelice. L'impressione è che si sia trattato di un disperato tentativo di entrambe le società di rivitalizzare due capitali di scarso profitto. A proposito di scarso profitto, va segnalata la riedizione in tono dimesso del tormentone Kakà in rossonero: ma davvero serve? Anche l'Inter, dopo aver sbandierato i gioielli della primavera, viaggia sull'usato sicuro, ma l'unico pezzo decente offerto per ora al bravo Stramaccioni resta il solo Palacio.

Quanto alle altre squadre, grande attesa per la Roma di Zeman. Il Napoli del dopo Lavezzi è tra gli outsider, soprattutto se Cavani e Pandev confermeranno l'ottimo avvio. I limiti dei partenopei continuano a essere nel reparto arretrato e nella rosa poco robusta.

Mai più un'altra Genova
Un campionato che si preannuncia in debito di grandi assi da mettere in mostra non è in sé un male, essendo definitivamente archiviata l'illusione che il nostro calcio sia il più bello del mondo. Parimenti illusorio è ritenere che infilare campioni strapagati a libro paga, come hanno fatto i parigini del Saint Germain, possa avere senso e garantire trionfi a ripetizione.
Purtroppo l'ansia dei risultati subito e a ogni costo alla fine prevale sempre e troppi "mezzi giocatori" pagati il doppio del loro valore affollano molte formazioni. Tuttavia, essendo scorretto muovere processi alle intenzioni, vale la pena attendere il torneo alla prova.

Il campionato degli handicap, come giocoforza va definito, inizia sotto pessimi auspici.
Ci auguriamo davvero di non vedere mai più la scena orribile e avvilente accaduta a Genova lo scorso anno, con i giocatori costretti dai cosiddetti tifosi a spogliarsi delle loro maglie. Per chi ama davvero il calcio è stato il punto più basso. Anche se, purtroppo, al peggio non c' è mai fine, come dimostra con eloquenza la brutta cartolina che il calcio nostro ha inviato da Pechino.

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