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Questo articolo è stato pubblicato il 26 agosto 2012 alle ore 16:17.

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Un piano per la crescita su tre fronti e a tappe forzate. L'agenda autunnale discussa nel Consiglio dei ministri di venerdì si svilupperà lungo almeno tre macro-filoni: l'attuazione delle misure già approvate a partire da dicembre; i nuovi disegni di legge o decreti legge da un nuovo pacchetto semplificazioni alla legge di stabilità; l'approvazione dei progetti già all'esame del Parlamento, primi fra tutti la delega fiscale e la legge anti-corruzione. In questo turbillon di misure che riempiranno il calendario di Camera ed Esecutivo, alcune potrebbero rischiare di rimanere fuori e restare come eredità del prossimo Governo dopo le elezioni in calendario per inizio primavera. Al momento, infatti, non compaiono nel piano crescita né il credito d'imposta sulla ricerca, né la sterilizzazione dell'Iva per il finanziamento privato nella costruzione di nuove opere pubbliche (proposta lanciata nei giorni scorsi dal viceministro alle Infrastrutture, Mario Ciaccia) e un nuovo alleggerimento sul cuneo fiscale per le imprese attente al capitale umano (ipotesi a cui si è mostrata sensibile la titolare del Welfare, Elsa Fornero). Ma proviamo a vedere quali sono le partite aperte da affrontare alla ripresa dei lavori dopo la pausa estiva.

I provvedimenti attuativi
Dalla manovra salva-Italia di dicembre alla conversione del decreto Sviluppo (andata in «Gazzetta Ufficiale» poco prima di Ferragosto) mancano all'appello 350 provvedimenti attuativi. Si preannuncia, quindi, una vera e propria corsa contro il tempo per gli uffici legislativi dei ministeri interessati. A più stretto giro sono attese le misure per dare sostanza al capitolo dell'agenda digitale per dare impulso alla connessione Internet ad ad alta velicità e ridurre così il digital divide tra le aree del Paese. In rampa di lancio anche il regolamento per l'autorizzazione unica ambientale per le Pmi. E, sul fronte fiscale, sarà necessario un decreto entro la prima decade di ottobre per rendere operativa l'estensione dell'Iva per cassa alle imprese fino a 2 milioni di euro di fatturato. Senza dimenticare il riordino dell'accesso alle prestazioni di welfare per famiglie e imprese con il nuovo Isee. La bozza del provvedimento è stata messa a punto dal ministero del Lavoro e ora attende il necessario via libera: il restyling dovrà, infatti, essere operativo dal 1° gennaio 2013, così come ha previsto la manovra salva-Italia.

I nuovi decreti o disegni di legge
In base a quanto previsto dal piano per la crescita, dovrebbero trovare spazio nuove semplificazioni e nuove liberalizzazioni, su quest'ultimo fronte l'attenzione si dovrebbe concentrare su Poste, sanità e beni culturali. Ma c'è anche la spending review 2 e un possibile nuovo impulso alla crescita. Non bisogna, però, dimenticare che tra gli appuntamenti fissi a cui il Governo non potrà mancare c'è la legge di stabilità e crescita. È ipotizzabile, quindi, che qualcuno di questi pacchetti possa confluire all'interno del disegno di legge sul bilancio da consegnare all'approvazione del Parlamento. Data la tempistica, potrebbero per esempio confluire in legge di stabilità le semplificazioni fiscali su cui è già al lavoro l'agenzia delle Entrate e su cui nei prossimi giorni dovrebbero essere convocate le associazioni di categoria per esprimere le proprie indicazioni. Non solo, la legge di stabilità potrebbe essere l'occasione per aprire - conti alla mano - un percorso di revisione dei bonus fiscali per trovare i 6,56 miliardi di euro necessari a scongiurare una volta per tutte gli aumenti dell'Iva da luglio 2013.

I progetti già avviati
C'è poi il cantiere già aperto a livello parlamentare. Il ministro della Giustizia, Paola Severino, punta molto sull'approvazione del disegno di legge anti-corruzione e sulla revisione del Ddl sul sovraindebitamento dei consumatori e degli imprenditori individuali. C'è poi tutto il (composito) versante riforme. Da quelle istituzionali alla legge elettorale, su cui le forze politiche che sostengono il Governo Monti stanno trattando per cercare un accordo che superi il "Porcellum". Ultima, ma non certo meno rilevante, la riforma fiscale. Il Parlamento dovrebbe riuscire - in base alle intenzioni circolate negli ultimi giorni - a imprimere un colpo di reni per avviare e chiudere l'esame del disegno di legge di riforma tra la fine dell'anno e gennaio così da lasciare il tempo all'approvazione dei decreti attuativi. Se dovesse mancare il tempo per approvare tutto, dovrebbero vedere la luce almeno gli interventi su Catasto, abuso del diritto e nuova tassazione delle imprese (l'introduzione della cosiddetta Iri, l'imposta unica sul reddito d'impresa). Il ministero dell'Economia e l'agenzia del Territorio sono già a lavoro per chiudere la partita dopo l'approvazione Parlamentare. E nel caso in cui le riforme istituzionali, la legge elettorale e alcune modifiche fiscali non dovessero essere approvate, toccherebbe poi al nuovo Parlamento e al nuovo Governo riprendere daccapo il filo del discorso nella nuova legislatura.

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