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Questo articolo è stato pubblicato il 29 agosto 2012 alle ore 08:09.

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È il vero male italiano: la difficoltà ad implementare le riforme. È come se queste, una volta approvate dal Parlamento, si perdessero in una sorta di fiume carsico. Il Sole 24 Ore ha calcolato che su quasi 400 provvedimenti attuativi ne sono stati adottati in questi mesi solo 40. «Noi italiani, a tutti i livelli, siamo, e siamo considerati, bravi nel proporre, spesso nel decidere, ma piuttosto deboli nel follow-up, nel dare seguito realizzativo alle decisioni. Le leggi troppo spesso si perdono di vista. E questo vale anche per i governi. Noi che abbiamo un tempo breve dobbiamo dare grande attenzione a questo». Vale per i governi, ma anche certamente per l'amministrazione pubblica, che spesso frena, rallenta, blocca, rimanda. «Tra i provvedimenti previsti c'è infatti proprio l'attuazione delle semplificazioni, oltre a interventi anti-burocrazia del tutto nuovi. Il nostro è un Paese complesso. Ci sono troppi apparati che rallentano, c'è anche troppa inefficienza nelle strutture che devono fare i controlli per far rispettare le regole». Ci dica in questo senso tre priorità, tre impegni concreti: «La certificazione unica ambientale, che sarà proposta in Consiglio entro settembre; le nuove regole sugli appalti che saranno applicate dal 1° gennaio 2013; la carta di identità elettronica che sarà operativa a breve».

A proposito di attuazione delle riforme, quella del lavoro sta evidenziando problemi in relazione alla stretta sulla flessibilità in entrata... «Abbiamo detto che ci sarà una fase di monitoraggio attento, poi si potrà cambiare quello che non avrà funzionato».

Le imprese stanno soffrendo. Ci sono interi settori industriali in crisi. Serve una politica che sia vicina alle aziende in questo momento difficile. Bersani, proprio in un'intervista al Sole, vi ha sollecitato a una più attenta politica industriale. «L'apparato produttivo italiano soffre non tanto per mancanza di programmazione pubblica, quanto per un'insufficiente attenzione al funzionamento dei mercati, in relazione sia ai fattori produttivi, dal lavoro al controllo societario, sia al mercato dei prodotti e dei servizi. L'attività del nostro governo è andata ad intervenire soprattutto in questa direzione».

Presidente, ormai il governo ha davanti a sé pochi mesi. Si sta entrando in una campagna elettorale difficile. C'è il rischio che nell'attuare le iniziative di cui ci ha parlato il governo possa incontrare crescenti resistenze tra le forze politiche. Già si vedono le prime avvisaglie. «È possibile che ci saranno. E siamo pronti ad affrontarle. Faccio affidamento che le forze politiche, che hanno dimostrato finora una responsabilità molto apprezzata, continuino a farlo. Certo è probabile che l'avvicinarsi del voto possa portare loro esponenti a posizioni di maggiore differenziazione e critica rispetto al governo. Ma siccome questo è un governo che non aspira ad esserlo di nuovo, io dedicherò la mia attenzione a ottenere il più alto numero di decisioni del Parlamento e ad attuare il più alto numero di riforme già approvate. Per il resto seguirò con attenzione, come ogni cittadino, la campagna elettorale». In Europa già molti dicono che la garanzia per la stabilità dell'Italia è che dopo Monti ci sia ancora Monti: «È solo perché mi conoscono da tempo».

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