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Questo articolo è stato pubblicato il 31 agosto 2012 alle ore 16:17.

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(Ansa)(Ansa)

E' morto il cardinale Carlo Maria Martini. Era nato 85 anni fa a Torino. Il cardinale, arcivescovo di Milano dal 1979 al 2002 era da anni malato di Parkinson, una malattia che lo aveva costretto a ridurre sempre di più le sue uscite pubbliche. Dal 2008 viveva all'Aloisianum, la casa dei gesuiti a Gallarate, nel Varesotto. Il cardinale ha scelto di rifiutare l'accanimento terapeutico. La salma del porporato sarà portata in Duomo a Milano sabato alle ore 12.00. Da quel momento sarà possibile renderle omaggio sino ai funerali che verranno celebrati lunedì 3 settembre alle ore 16.00.

Quando all'inizio del 1980 arrivò sulla cattedra di Ambrogio lo conoscevano in pochi fuori dalla Chiesa. Carlo Maria Martini, torinese figlio della media borghesia, era uno più insigni biblisti al mondo, rettore della prestigiosa Università Gregoriana, gesuita. Un outsider scelto da Karol Wojtyla per ridare slancio alla più grande diocesi del mondo, stretta in quel momento nella morsa del terrorismo e inginocchiata dalla crisi economica.

Martini per 22 anni ha retto Milano con una leadership indiscussa, che si è estesa a prima a tutta la Chiesa italiana e poi a quella universale, facendone il punto di riferimento più illustre e ascoltato dall'ala liberal del cattolicesimo. Il suo nome è risuonato a lungo e per anni come il più probabile successore di Giovanni Paolo II, ma lui ha sempre fatto di tutto per allontanare l'idea che "lavorasse" per il Sacro Soglio.

Nell'aprile 2005 infatti fu lui stesso, nelle fase precedenti il Conclave e durante le stesse votazioni a escludere un proprio coinvolgimento diretto, nonostante fossero stati diversi i cardinali che lo votarono all'inizio: le ricostruzioni concordano che fu uno dei principali sostenitori di Ratzinger sin dalla seconda votazione, che poi fu eletto alla quarta. Martini già da tre anni, si era ritirato dall'attività pastorale della diocesi di Milano (chiedendo e ottenendo senza difficoltà che fosse esentato da proroghe, che tutti al contrario ottengono) e risiedeva per lunghi periodi a Gerusalemme (fino al 2008), la città delle tre religioni che ha sempre amato.

Nell'Istituto di Studi biblici – affacciato sulle mura della Città Vecchia - ha scritto libri e avviato nuove riflessioni su temi scottanti per la Chiesa, come la bioetica, dove le sue posizioni erano considerate molto (per alcuni troppo) avanzate, ma anche sulle coppie gay, sui divorziati risposati, sulla messa in latino.

Ma è il suo periodo milanese l'eredità più profonda di Martini, il suo colloquio con i giovani e la sua presenza nelle periferie, la vicinanza alla città in un ventennio segnato dalla lotta armata. L'episodio simbolo di questa lunga e travagliata stagione fu il gesto compiuto dalle Brigate Rosse, che gli consegnarono l'arsenale in Curia, in segno di "resa": nel 1984 i militanti dei «Comitati comunisti rivoluzionari» consegneranno le loro armi in arcivescovado chiedendogli di farsi mediatore per la ripresa di un dialogo con lo Stato. Di più: battezzerà in carcere i gemelli della terrorista Giulia Borrelli. Ma il cardinale – nato nel 1927, sacerdote dal 1952 - rappresentò un punto di riferimento anche quando, durante Tangentopoli (con anni di anticipo denuncia la corruzione dilagante) tutto pareva crollare nella capitale economica del Paese, e le sue parole nelle omelie della domenica risuonarono per anni come un programma per chi non voleva arrendersi al degrado progressivo.

L'ultimo incontro con il papa lo scorso giugno durante la visita del Pontefice per la giornata mondiale delle famiglie, un ultimo abbraccio quasi premonitore della fine terrena ormai vicina.

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