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Questo articolo è stato pubblicato il 01 settembre 2012 alle ore 08:14.

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TAMPA. Dal nostro inviato
«Macché riposo, per i prossimi 66 giorni "riposo" è una parola che non esiste», dicono con entusiasmo misto a preoccupazione gli uomini più vicini a Mitt Romney durante un esclusivo party di Google in chiusura della convention repubblicana di Tampa. Romney dovrà faticare molto, spiegano i suoi, nonostante la convention sia andata esattamente come era stata programmata: il messaggio al Paese, il tono delle proposte e il profilo del candidato sono usciti con chiarezza dal Tampa Bay Forum. Nella notte di giovedì, a nomination accettata, Romney ha firmato le carte per iniziare a spendere il denaro raccolto per la campagna presidenziale di novembre. La partita ora entra nel vivo.
Gli uomini di Romney raccontano che stanno ancora investendo in spot elettorali in Michigan, uno Stato che dovrebbe essere solido nella colonna pro Obama, e sottolineano quanto questo sia un segnale chiaro che le cose vanno molto bene per il loro candidato. Anche il Wisconsin, Stato dell'aspirante vicepresidente Paul Ryan, è in gioco, malgrado l'ultimo repubblicano a vincerlo sia stato Ronald Reagan 28 anni fa. Per Romney la mappa elettorale di Stati da conquistare si allarga, mentre Obama deve difendersi e spendere denaro su più fronti rispetto a quelli immaginati fino a poco tempo fa.
Alcuni sondaggi nazionali iniziano a dare Romney in vantaggio di un punto su Obama, ma a contare sono le dinamiche in quella decina di Stati spaccati a metà e che per una manciata di voti decidono le elezioni del 6 novembre. Il problema per Romney non è soltanto quello di essere indietro di un soffio, o al massimo pari, negli Stati chiave, piuttosto che dovrà vincerli più o meno tutti. Non sarà facile superare Obama in Florida, Ohio, Colorado, Nevada, New Mexico, Iowa.
Il team Romney confida nel tradizionale «convention bump», il balzo in avanti nei sondaggi garantito tradizionalmente dall'esposizione mediatica della convention. Il presidente del Grand Old Party Reince Priebus si aspetta uno rialzo significativo, mentre altri advisor cercano di abbassare le aspettative. La media del convention bump è di +5%, con punte del +16% per Clinton e un imbarazzante -1% per John Kerry nel 2004, segno che le convention possono essere un formidabile volano verso la Casa Bianca ma anche un flop.
A Romney non dovrebbe andare male. Aveva tre obiettivi – fornire una visione alternativa a quella del presidente, unificare ed energizzare il partito, mostrare un lato caloroso e meno robotico della sua personalità – e ieri mattina ha lasciato Tampa convinto di averli raggiunti.
Romney ha puntato, forse troppo, sullo spirito individualista americano, sull'antistatalismo estremo, sull'idea di un popolo che preferisce la libertà dallo Stato piuttosto che la libertà concessa dallo Stato. Ha anche presentato i volti nuovi del partito, a cominciare da Paul Ryan, la cui presenza nel ticket ha rinvigorito base ed élite repubblicana e, almeno per un giorno, è riuscita a trasformare Obama nel candidato del passato. Il senatore della Florida Marco Rubio ha parlato da futuro presidente, con toni epici obamiani del 2008. Il governatore anti sindacati del Wisconsin Scott Walker è stato uno degli eroi della platea, assieme alle governatrici della South Carolina e del New Mexico Nikki Haley e Susana Martinez.
Il gran colpo mediatico di Clint Eastwood, salito sul podio mentre gli schermi del Forum ingrandivano un fotogramma del film di Sergio Leone Per un pugno di dollari, è stato molto apprezzato dalla platea dei delegati, ma anche dileggiato da giornalisti e blogger di area progressista soprattutto per lo strambo, e non sempre riuscito, dialogo con una sedia vuota su cui ovviamente non era seduto Obama.
L'aspetto privato della convention è stato altrettanto importante. Ann Romney, gli amici e i colleghi del candidato si sono alternati sul podio per raccontare il loro Mitt, mentre un montaggio di vecchi filmati familiari è stato confezionato così bene da ricevere i cavallereschi complimenti di David Axelrod, lo stratega di Obama.
Ora Romney e Ryan cercheranno il più possibile di girare il Paese insieme, perché insieme si trovano bene, si divertono e galvanizzano i militanti, ma ci sono moltissime contee in gioco e gli strateghi della campagna Romney preferiscono coprirne il più possibile. Ieri Romney è andato a New Orleans a dare conforto a chi ha subito danni dall'uragano Isaac. La settimana prossima, durante la convention democratica di Charlotte, assieme a Ryan si dedicherà alla preparazione dei dibattiti tv e lascerà alle nuove star del partito il compito di rispondere a Obama.
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