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Questo articolo è stato pubblicato il 02 settembre 2012 alle ore 19:23.

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Matteo Renzi (Ansa)Matteo Renzi (Ansa)

Tra vecchi cavalli di battaglia - «In trent'anni il centrosinistra ha cambiato nomi e simboli, ma le persone che stanno ai piani alti sono sempre le stesse» - e ricette per "smontare" rapidamente Grillo rendendolo un «fenomeno da baraccone» (dimezzamento del numero dei parlamentari, eliminazione del vitalizio, taglio degli stipendi anche ai consiglieri regionali) si definiscono i contorni della "piattaforma politica" del sindaco di Firenze, Matteo Renzi, in vista delle primarie che, prima o poi, dovranno individuare il leader della sinistra per le prossime elezioni.

Ospite della Festa nazionale Pd
Intervistato quale candidato proprio alle primarie sul maggiore palcoscenico della politica estiva (forse l'ultimo rimasto), la Festa democratica nazionale a Reggio Emilia, Renzi snocciola molti punti fermi del suo repertorio da "rottamatore", a cominciare dal ricambio della classe dirigente: «è finito, sottolinea tra gli applausi, il tempo nel quale persone che stanno da 25-30 anni in Parlamento possono decidere per il futuro di tutti noi, perché hanno dato quello che devono dare». Ribadito anche il nuovo approccio rispetto ai rapporti di forza interni che usciranno dalle primarie, «utilizzate per avere un premio di consolazione. Senza fare nomi e cognomi, se uno fa le primarie e poi fa il vice presidente della Camera o il capogruppo alla Camera è evidente che le primarie sono uno strumento con cui trattare la propria sistemazione».

Legge elettorale? L'unica buona «è quella dei sindaci»
Renzi non rinuncia poi a punzecchiare il Governatore della Puglia Nichi Vendola, anche lui in corsa per le primarie - «quando mi devo sentiero dare lezioni di appartenenza al centrosinistra da parte di chi era in Parlamento e ha votato contro il governo Prodi, aprendo la strada al governo D'Alema, non mi sembra la strada giusta per rispettarsi e lavorare insieme», e a dire la sua sulla legge elettorale. L'unica veramente buona, spiega, «è quella dei sindaci: si elegge il consigliere con le preferenze - ha sintetizzato Renzi - e si sceglie il sindaco. Questa é l'unica legge elettorale che funziona».

Gruppo dirigente Pd diviso su tutto, «io sono il collante»
Sullo scontro interno al Pd, Renzi rivendica il ruolo anomalo di «collante» tra le molte anime che dividono il partito: «Guardo il gruppo dirigente e dico che svolgo la funzione di collante, perché sono divisi su tutto ma quando c'è da attaccare me sono il collante». Noi, conclude, «faremo una cosa diversa, una campagna elettorale che partirà il 13 settembre e toccherà Verona, Trento, Belluno e Padova. Per tutta la campagna elettorale andremo a cercare persone disponibili a mettersi in gioco. C'è spazio anche per un po' di autocritica, ma leggera: «Quando uno ha meno di 40 anni è evidente che è arrogante quando si candida alla guida del governo, ma meglio essere arroganti che vigliacchi».

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