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Questo articolo è stato pubblicato il 07 settembre 2012 alle ore 16:01.

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CERNOBBIO. Fisicamente non c'era, ma Mario Draghi, presidente della Bce, è stato il protagonista virtuale della prima giornata dei lavori del Workshop Ambrosetti, a Cernobbio. I monitor hanno più volte rimandato le immagini della conferenza stampa di ieri, dove ha annunciato il piano anti-spread, con l'acquisto illimitato di bond con scadenze tra 1 e 3 anni. E tra i banchieri e gli imprenditori il commento è univoco: la mossa di Draghi è stata la svolta per dare un segnale ai mercati sulla tenuta e sul futuro dell'euro.

«È stato un passo importante e forte da parte della Bce, Draghi sta esprimento una leadership concreta e pragmatica», dice Entrico Tomaso Cucchiani, consigliere delegato di Intesa SanPaolo. «È un messaggio molto forte e molto chiaro agli investitori e al mercato. Oggi i mercati sanno qual è la posizione della Bce e possono decidere come posizionarsi rispetto ai rischi sovrani», ha detto l'amministratore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni. Gianluca Garbi, ad di Banca Sistema, sottolinea la compattezza del consiglio nel prendere la decisione sul piano: «È vero che il rappresentante della Bundesbank ha votato contro, ma c'è anche un altro esponente tedesco che si è schierato a favore, oltre ai rappresentanti dei cosiddetti paesi tripla A». Non c'è quindi, a parere di Garbi, una divisione paesi virtuosi e paesi del Sud dell'Europa. «Si è delineato con consenso ciò che i mercati si aspettavano. E questa compattezza ha il suo valore».

Una svolta, insomma. Ma l'euro non è ancora salvo: bisogna andare avanti sul percorso di integrazione economica e politica. E su questo si sofferma Carlo Salvatori, presidente di Lazard Italia e di Allianz Italia: «La Ue deve proseguire nel processo di unione, acquisendo maggiore sovranità in tutti i campi, politico, fiscale, dei mercati finanziari. I singoli Stati nelle proprie azioni non possono compromettere l'equilibrio complessivo. Ma questo percorso ha bisogno di tempo». Per questo secondo Salvatori «serve un'istituzione, la Bce, che possa presidiare questo passaggio facendosi carico di aspetti finanziari e dell'azione dei mercati, con scelte che hanno certamente anche una forte valenza politica. Draghi sta interpretando in modo mirabile questa esigenza per conseguire un passaggio graduale ad una Ue più unita politicamente ed economicamente».

Un percorso, sottolinea Garbi, che potrà avvenire più facilmente quando si riduranno i differenziali tra i vari paesi. E che comunque tutti ritengono necessario, insieme ad un'azione all'interno dei singoli Stati su risanamento e crescita. «La palla passa ai governi, lo dice lo stesso Draghi: senza il loro impegno il problema europeo non si risolverà», sono le parole di Ghizzoni. «Bisogna accelerare verso l'integrazione bancaria, fiscale ed economica dell'Europa, un cammino irreversibile, cerchiamo di supportarlo, altrimenti tutte le azioni fatte fin qui non sono sufficienti se non si fanno i compiti a casa», incalza Cucchiani.

«Draghi ha dato ai governi gli strumenti con cui agire. È stata un'azione di tamponamento. Ora è compito loro continuare nel rigore e nelle riforme sia all'interno sia per costruire un'europa più integrata», dice Andrea Soro, Country executive Royal Bank of Scotland.

Un segnale ai mercati, con effetti positivi a cascata anche sull'economia reale. Il calo dello spread aiuterà a rimettere in modo liquidità: «certamente la caduta degli spread aiuta ad abbassare i tassi sui crediti all'economia e credo possa facilitare l'operatività delle banche».
Su questo aspetto si sofferma Fabrizio Di Amato, presidente del gruppo di impiantistica e progettazione Maire Tecnimont (oltre 2 miliardi di giro d'affari): «il project financing con gli spread a questi livelli è praticamente fermo, con riflessi negativi sulle infrastrutture. Un calo rimetterebbe in moto il mercato, con effetti anticiclici su pil e occupazione».

Resta in prospettiva l'incertezza politica delle elezioni del prossimo anno. E Garbi lancia una proposta: «l'Italia dovrebbe chiedere gli aiuti. Non perchè ne abbia bisogno ma è un modo per Monti, davanti all'indeterminatezza che si prospetta, per mettere un'ipoteca sul futuro del paese ed impegnare chiunque ci sia dopo a continuare nell'azione di risanamento che ha avviato, con una sorta di suo proseguimento virtuale».

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