Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 08 settembre 2012 alle ore 08:14.

My24

Continua la marcatura stretta del Pdl al Governo sul fronte della Giustizia. È bastato che il premier Monti in visita alla Fiera del Levante confermasse in tono asciutto la riforma delle norme sulla corruzione come una priorità del Governo («alcuni provvedimenti sono necessari e saranno conclusi»), rispondendo così all'appello lanciato il giorno prima a Mestre dal presidente della Repubblica per un «rafforzamento delle normative anti corruzione», che subito è partito il fuoco di sbarramento del centrodestra.

Secondo il copione delle ultime settimane, a dare la linea è il capogruppo Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto: «Sulla questione della giustizia non accettiamo forzature di alcun tipo». Poi le "condizioni", più volte ribadite, per superare l'empasse parlamentare: «O i tre temi riguardanti anticorruzione, intercettazioni e la responsabilità civile dei giudici procedono in parallelo nei lavori di Camera e Senato, con soluzioni condivise, oppure non c'è il nostro accordo». Sul ddl Alfano approvato a giugno alla Camera ed ora all'attenzione del Senato, aggiunge Cicchitto, «non accettiamo lezioni perché lo abbiamo presentato ai tempi del governo Berlusconi». A sostegno delle modifiche sollecitate da tempo dal Pdl, ricorda poi come queste «erano tutte contenute negli emendamenti presentati alla Camera e non discussi a causa della fiducia». Un modo per ribadire il no ad ogni ipotesi di approvazione tramite fiducia e senza ritocchi al testo: dal reato di traffico di influenze, «migliorato in Commissione ma ancora insufficiente», alle pene minime, «che non consentono di applicare una sanzione proporzionata alla gravità del fatto nel caso concreto». No anche al nuovo reato di corruzione fra privati, dal momento che non prevede la perseguibilità solo a querela di parte.

A rincarare la dose, e a tener alto il pressing del Pdl su Governo e Guardasigilli (mercoledì il parere favorevole del ministro alla legislativa in commissione Giustizia della Camera, impegnata nell'esame della riforma forense, con la richiesta di lasciare all'Aula l'esame di alcune parti del provvedimento; si veda il Sole 24Ore di ieri), ci ha poi pensato il capogruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri.

Sposando la protesta dell'Avvocatura contraria alla richiesta di stralcio su punti considerati «irrinunciabili» della riforma, Gasparri accusa il ministro di varie colpe: «boicotta la riforma dell'avvocatura», non fa «la legge sulle intercettazioni», evita il confronto «per varare una seria normativa contro la corruzione», oltre a «dire no alla responsabilità civile dei giudici». Il suo operato, conclude, «è censurabile».

Sempre secondo copione, per ribadire il concetto la parola passa poi a vari colonnelli del centrodestra (Jole Santelli, Osvaldo Napoli), mentre la replica dalle fila del Pd è affidata alla capogruppo al Senato, Anna Finocchiaro, che censura seccamente le uscite di Cicchitto e Gasparri «sorde agli appelli del Capo dello Stato e profondamente inopportune». L'Italia, ricorda, «ha un urgente bisogno di una normativa di contrasto alla corruzione, e il testo passato alla Camera, sebbene perfettibile, rappresenta un passo in avanti rispetto all'attuale situazione di stallo». Condizionare il sì all'anticorruzione al via libera a responsabilità civile dei magistrati e riforma degli ascolti «dimostra solo la volontà politica di bloccare ogni vero tentativo di riforma sui temi della giustizia». Netto anche il giudizio (su cui concordano anche i colleghi del Pd in commissione GIustizia, Mario Cavallaro e Donatella Ferranti) alle «velate minacce» di Gasparri al Guardasigilli: «Una censurabile forzatura» su un ministro «che sta cercando di fare il proprio dovere».

Shopping24

Dai nostri archivi