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Questo articolo è stato pubblicato il 14 settembre 2012 alle ore 14:14.

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«Arrivo in Libano come pellegrino di pace, come amico di Dio, e come amico degli uomini». Queste le prime parole pronunciate da papa Benedetto XVI appena giunto all'aeroporto Ariri di Beirut, in Libano per il viaggio apostolico iniziato questa mattina e che si concluderà il 16 settembre. «Arrivo oggi idealmente - ha aggiunto Papa Ratzinger rispondendo al saluto del presidente libanese, Michel Suleiman - «anche in tutti i Paesi del Medio Oriente come pellegrino di pace, come amico di Dio, e come amico di tutti gli abitanti di tutti i Paesi della regione, qualunque sia la loro appartenenza e il loro credo». «Anche a loro - ha scandito Ratzinger - Cristo dice: "Pace a voi"».

Il giudizio positivo sulla Primavera araba
Poco prima, sull'aereo partito questa mattina da Ciampino, il Papa ha sottolineato come «il fondamentalismo é sempre una falsificazione delle religioni» e ha auspicato che dal positivo «grido di libertà» della Primavera araba scaturisca un clima di tolleranza. Benedetto XVI ha poi ricordato che «Dio invita a creare pace nel mondo e compito delle fedi nel mondo é creare la pace». «La Primavera araba é certo una cosa positiva che esprime desideri di democrazia, libertà e anche desideri di affermazione dell'identità araba ed esprime il grido di gran parte della gioventù culturalmente più formata», ha osservato il Papa. «C'é sempre il pericolo», ha però aggiunto, «che nasca l'odio, per questo dobbiamo fare tutto il possibile perché la libertà vada nella giusta direzione».

Appello per fermare l'export di armi in Siria
Parlando con i giornalisti nel corso del viaggio, il Papa ha fatto anche appello per fermare l'esportazione di armi verso la Siria, in modo da far cessare il conflitto del Paese. «L'importazione di armi deve cessare una volta per tutte», ha detto Benedetto XVI a quanto riportato dall'agenzia "France Presse". «Perchè senza importazione di armi la guerra non potrà continuare». «Invece che importare armi, peccato grave, bisognerebbe importare idee di pace, di creatività, di amore del prossimo».

L'accoglienza di Hezbollah
Ad accogliere il Papa all'aeroporto internazionale di Beirut Rafiq Hariri, dal nome del premier ucciso in un attentato il 14 febbraio del 2005, c'erano insieme i "tre presidenti" del Libano, rappresentanti di tre diverse confessioni religiose per dettato costituzionale: il presidente Michel Suleiman, cristiano maronita, il premier Najib Mikati, musulmano sunnita e il presidente dell'Assemblea dei deputati Nabih Berri, che è un musulmano sciita. L'arrivo dell'aereo papale è stato accolto dalle tradizionali 21 salve di cannone, mentre gli sciiti di Hezbollah, principale forza della coalizione di governo libanese, hanno tappezzato l'aeroporto internazionale e le vie limitrofe di striscioni che danno il benvenuto al Papa: «Hezbollah dà il benvenuto al Papa nella patria della coesistenza», si legge, in francese e in arabo, su alcuni degli striscioni.

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