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Questo articolo è stato pubblicato il 18 settembre 2012 alle ore 17:16.

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Le parole del Ceo di Fiat, Sergio Marchionne stanno infuocando non solo il confronto politico. E le rassicurazioni sulla permanenza in Italia dell'azienda oltre che della intenzione di non chiudere stabilimenti, evidentemente, non convincono a pieno. Stamattina, per esempio, si è accesa la protesta in uno dei luoghi simbolo del progetto Fabbrica Italia ora in stand by: a Pomigliano. Circa un centinaio di lavoratori cassintegrati dello stabilimento-gioiello del comune alle falde del Vesuvio hanno inscenato una protesta davanti al municipio di Pomigliano.

Una decisione maturata nel corso di un'assemblea della Fiom alla quale hanno partecipato Michele De Palma, della segreteria nazionale, e Andrea Amendola, segretario provinciale. Gli operai hanno dapprima contestato l'ex sindaco Michele Caiazzo, presente all'assemblea. Hanno poi cercato di forzare l'ingresso del Comune. I manifestanti si sono spostati sulla strada adiacente il Municipio bloccando per alcuni momenti il traffico. È stato anche esposto uno striscione con la scritta «Contro i licenziamenti, contro gli accordi separati. Fermiamoli».

La tensione è comunque salita quando il corteo, giunto presso la sede Uilm di Pomigliano, una delle sigle che ha siglato l'accordo per la produttività con Fiat, sono state lanciate uova contro l'edificio. Episodio che ha generato una serie di reazioni, a cominciare da quelle del segretario generale della Uilm Campania secondo cui «È molto grave quello che è successo questa mattina a Pomigliano perchè non si può immaginare che chi la pensa diversamente possa essere considerato un nemico». «Questo è un comportamento tipicamente squadristico – ha aggiunto Sgambati - che nulla a che vedere con la storia e la tradizione del movimento dei lavoratori che nei momenti di forte tensione non ha mai guardato al proprio interno alla ricerca di nemici. Auspichiamo che il senso democratico di tutte le organizzazioni sindacali sappia prevalere perchè altrimenti non si fa il bene dei lavoratori e della democrazia del nostro Paese».

Parole a cui hanno fatto eco quelle di Anna Rea, segretario confederale Uil Campania («Atto meschino») e quelle di Rocco Palombella, segretario generale della Uilm: «Ogni qual volta si registrano difficoltà dal punto di vista economico e industriale nel Paese dobbiamo assistere a gesti dissennati che offendono i lavoratori e chi li rappresenta. Protestare è legittimo ma individuare il nemico in una sede sindacale è un'azione vile che offende non solo chi ne è vittima, ma ogni cittadino di buon senso. Le sedi sindacali sono un pezzo della democrazia in Italia ed in questa fase delicata è sbagliato esasperare gli animi ed alzare la tensione sociale per un tornaconto di parte. Quegli agitatori, stolti e meschini, che oggi a Pomigliano hanno passato il segno vanno isolati. È un compito che deve assumersi il mondo del lavoro e anche quello politico-istituzionale».

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