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Questo articolo è stato pubblicato il 19 settembre 2012 alle ore 08:34.

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La Grecia ha agguantato il primo surplus delle partite correnti da più di due anni nel mese di luglio. Una buona e inaspettata notizia per Atene resa nota dalla Banca centrale di Grecia.

Naturalmente il paese mediterraneo rimane ancora molto lontano dal raggiungimento di un equilibrio generale nel commercio, ma gli ultimi dati parlano chiaro: le partite correnti sono in attivo di 642 milioni di euro nel mese di luglio a fronte di un deficit di 880 milioni di euro nel mese di luglio dello scorso anno.

Certo il motivo del piccolo successo sono il crollo delle importazioni e quindi dei consumi interni a seguito dei tagli a stipendi e pensioni. Insomma non potendo svalutare la moneta si sono tagliati gli stipendi per recuperare e riequilibrare i conti con l'estero.

Ma la cura da cavallo, seppur dolorosa per la società, comincia a funzionare «Il saldo del conto corrente è un riflesso di ciò che accade nell'economia reale», spiega Nikos Magginas, economista presso la Banca Nazionale di Grecia. «Questa è la prova che gli squilibri dell'economia greca stanno riducendosi, seppur lentamente, per la prima volta dopo più di 10 anni, e in futuro questo significa che la Grecia non avrà bisogno di finanziamenti esterni, al fine di coprire i propri squilibri con l'estero».

«I dati di luglio confermano e rafforzano l'evidenza che il disavanzo delle partite correnti si sta riducendo», ha spiegato Magginas. Naturalmente si tratta solo di un timido segnale di inversione di tendenza ma comunque resta un segno di ottimismo.

«Quest'anno il deficit probabilmente si ridurrà di più di 4 punti percentuali del Pil. Da 9,8% stiamo andando al di sotto del 6%, in quanto continuano il calo delle importazioni mentre le esportazioni sono in lieve recupero al punto che il deficit commerciale si è ridotto del 25% nei primi sette mesi dell'anno», prevede la Banca centrale greca.

Poco prima della crisi, la Grecia aveva un deficit pari al 15% del Pil, dopo due decenni di rapida crescita che ha provocato un debito con l'estero alimentato dal boom dei consumi interni drogati dal politiche di credito al consumo e tassi bassi. Poi il brusco risveglio.

Ora il disavanzo delle partite correnti della Grecia riflettono un calo vertiginoso della domanda interna, visto che l'economia del paese si è contratta del 20% rispetto al picco di cinque anni fa. Il governo greco inoltre sta cercando di ripristinare un po' della competitività perduta del paese e di aumentare le proprie esportazioni.

Il ministro delle Finanze Yannis Stournaras ha detto la settimana scorsa che l'economia del paese ha iniziato a rispondere alle dure riforme strutturali varate dal precedente Governo Papandreou recuperando due terzi della sua competitività perduta. Come l'ex cancelliere tedesco Gerhard Schroeder anche l'ex primo ministro greco George Papandreou (entrambi leader social-democratici) ha pagato il coraggio dell'opera riformatrice perdendo le elezioni.

Parlando con i giornalisti dopo una conferenza stampa il ministro Stournaras ha detto che il disavanzo primario di quest'anno - cioè la differenza tra le entrate delle amministrazioni pubbliche e le loro spese al netto degli interessi corrisposti sul debito - sarà dell'1,5% del Pil rispetto ad un obiettivo dell'1%. Non male per un paese che rischiava di andare in bancarotta. Ora anche Charles Dallara, il presidente dell'Institute of International Finance, l'associazione della maggiori banche del mondo, è favorevole come l'Fmi a dare due anni in più alla Grecia per ripagare le rate dei 130 miliardi di euro di prestiti. «Servono solo 15-20 miliardi di euro in più», ha stimato Dallara, il protagonista della maggiore ristrutturazione del debito di Atene in mano private.Il problema è farlo digerire ai "falchi" tedeschi.

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