Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 19 settembre 2012 alle ore 18:18.

My24
Silvio Berlusconi e Ignazio La Russa (Olycom)Silvio Berlusconi e Ignazio La Russa (Olycom)

Silvio Berlusconi sembra pronto a ricomporre i cocci, ma viste come si sono messe le cose, nulla è dato per scontato. C'è la bufera alla Regione Lazio con Fiorito interrogato dai pm, c'è Renata Polverini pronta alle dimissioni, ma soprattutto ci sono gli ex aennini sul piede di guerra. I malumori crescono e si fanno insistenti le voci di una possibile scissione.
Rumors in parte confermati da Altero Matteoli, che però smentisce la volontà di fare un altro partito, anche se «una parte di ex An paventano questo, ma io non ci credo». L'ex ministro assicura che resterà nel Pdl e dall'interno continuerà a fare la battaglia per le sue idee e i suoi valori. E ai delusi della gestione di via dell'Umiltà dice: «Devono stare dentro e aiutare a far funzionare al meglio possibile il Pdl».

Che queste siano ore di forti discussioni lo conferma l'appello arrivato poco dopo quello di Matteoli e concorde con quanto già detto dall'ex ministro, da altri ex esponenti del partito di via della Scrofa. 11 tra deputati e senatori hanno firmato una lettera indirizzata ad ex aennini nella quale auspicano «che gli amici che starebbero maturando l'idea di una scissione vi rinunzino, privilegiando il valore dell'unità». Ci sono le firme di Filippo Ascierto, Antonio Battaglia, Maurizio Bianconi, Basilio Catanoso, Manlio Contento, Alberto Giorgetti, Marco Martinelli, Riccardo Migliori, Eugenio Minasso, Franco Mugnai, Domenico Nania, ma la nota precisa che sulle stesse posizioni sono «numerosi altri deputati e senatori» del Pdl.

Silvio Berlusconi, che ancora non ha sciolto la riserva sul suo ritorno in campo, raduna questa sera a Palazzo Grazioli i vertici del Popolo della Libertà. Potrebbe essere il momento per la resa dei conti. Pesa tra gli ex aennini quella che loro considerano scarsa democrazia interna al partito, ritenuto da alcuni troppo sbilanciato al centro e poco di destra. Ieri Ignazio La Russa, Giorgia Meloni, Fabio Rampelli, Stefano Saglia, Viviana Beccalossi e Riccardo De Corato, sono stati visti discutere per più di un'ora su uno dei divanetti a Montecitorio.

Mentre lunedì mattina le tensioni si sono riversate nella riunione del coordinamento regionale lombardo. Protagonisti dello scontro sarebbero stati Ignazio La Russa e Maria Stella Gelmini, che ha promosso con la sua fondazione (Liberamente), senza il simbolo del Pdl, un convegno a Milano dal titolo 'Ripartiamo dal Nord per far crescere l'Italia'. L'iniziativa per la verità avrebbe irritato anche gli ex forzisti. Ma sarebbe stata l'occasione (o il pretesto) per gli ex aennini per minacciare la creazione di un nuovo soggetto.

A mettere carne al fuoco ci ha pensato anche Giancarlo Galan che nei giorni da Radio 24 (a La Zanzara) ha detto: «Meglio Renzi di La Russa e Gasparri». Gli ha risposto (via Twitter) Massimo Corsaro, vicecapogruppo alla Camera:«L'aspetto piu' intrigante di un'eventuale scissione del Pdl sarebbe scoprire di cos'altro potrebbe parlare Giancarlo Galan, e altri geni come lui». Oggi nuovo botta e risposta. L'ex governatore del Veneto ha invitato Corsaro a parlare di «programmi, di una politica liberale, di diritti e libertà civili», ma ha aggiunto: «Ci sono derive estremiste nel nostro partito chiuse al confronto, essenziale in politica». Quanto a La Russa e Gasparri «erano solo battute».

Le ricostruzioni di stampa su una possibile scissione sono sempre state smentite in questi giorni da Ignazio La Russa. Ma l'idea che circola è quella di una nuova formazione che si potrebbe federare con il Pdl in vista delle elezioni del 2013.

Silvio Berlusconi resta intenzionato a far correre il Pdl alle prossime politiche con un nuovo nome e un nuovo simbolo e il timore di molti ex aennini è che con questo passaggio l'eredità del partito di via della Scrofa possa venire ulteriormente annacquata. In gioco c'è il consenso degli elettori di destra conteso, su fronti distanti, da Francesco Storace (con La Destra) e da Gianfranco Fini (con Fli). Su tutto pesa l'incertezza della legge elettorale, e la differenza potrebbe farla il premio di maggioranza: se rimarrà alla coalizione allora una federazione tra Pdl e un nuovo soggetto più riconoscibile come partito di destra potrebbe non spiacere a nessuno, diverso lo scenario in caso di premio di maggioranza al partito.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi