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Questo articolo è stato pubblicato il 24 settembre 2012 alle ore 22:30.
L'ultima modifica è del 24 settembre 2012 alle ore 21:37.

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Vertice Draghi-Merkel-Lagarde oggi a Berlino, dove i responsabili della Bce, della cancelleria tedesca e del Fondo monetario internazionale faranno il punto sulla crisi soffermandosi necessariamente sulla Spagna che appare ormai a un soffio dal salvataggio. L'esitazione di Madrid, che vorrebbe evitare le ricadute politiche di una richiesta di salvataggio, comincia intanto a indispettire molti dei partner europei: da Berlino filtra irritazione, la Commissione Ue parla di una situazione «molto rischiosa», mentre dal presidente del Consiglio della Ue, Herman Van Rompuy, arriva un appello ai leader europei affinché «non si perda il senso di urgenza».

Atteso domani a Berlino per un colloquio con Angela Merkel e un intervento alla giornata dell'industria tedesca, Draghi ha deciso di prolungare il soggiorno nella capitale per un incontro che ha tutto il sapore di un vertice a porte chiuse per discutere la situazione spagnola. Da settimane le autorità europee lavorano dietro le quinte con Madrid per un nuovo programma di salvataggio. Che per la prima volta sarebbe puntellato non solo dal nuovo fondo europeo Esm (che potrebbe aumentare la sua potenza di fuoco con la leva), ma anche dagli acquisti dei titoli di Stato sui mercati da parte della Bce.

Il nodo da sciogliere, tuttavia, è sempre quello delle condizioni che verrebbero richieste a Madrid e che agitano il sonno del premier Mariano Rajoy: lo preoccupano le ricadute politiche, con le elezioni regionali in Galizia e Paesi Baschi il 10 ottobre. Sembra difficile, ma non impossibile, che Rajoy riesca nell'intento di evitare un salvataggio tout court, utilizzando la parte inutilizzata dei 100 miliardi di euro di aiuti europei destinati al sistema bancario iberico. Venerdì si conoscerà l'audit indipendente sui soldi necessari per ricapitalizzare le banche: dovrebbero essere circa 60 miliardi. I 40 miliardi che potrebbero avanzarne, assieme all'intervento alla Bce, potrebbero (forse temporaneamente) evitare a Rajoy l'onta politica di un salvataggio, scongiurando il voto dei parlamenti nazionali nell'Eurozona che preoccupa, fra l'altro, anche la Merkel che guarda al voto del 2013.

Ma lo scenario principale - di fronte al muro tedesco e dell'Europa nordica a dare un assegno in bianco, ovvero nuovi aiuti senza in cambio impegni di risanamento - resta quello di un vero salvataggio. Anche se Rajoy, secondo le indiscrezioni, punterebbe a presentare giovedì il piano - incentrato più sulle riforme strutturali che sull'austerity - facendolo apparire più come come un'iniziativa spagnola, con in mano il via libera preventivo di Bruxelles, che come un'imposizione esterna. La strada verso l'accordo non è però del tutto libera: l'orgoglio e i tornaconti politici che hanno giocato il loro ruolo cominciano a far saltare i nervi ai partner europei mentre gli spread di Spagna (412) e Italia (349) restano elevati.

Il commissario Ue alla Concorrenza Joaquin Almuniainvita Madrid a «prendere una decisione su un eventuale salvataggio» perché «restare nell'incertezza è molto rischioso». E se la cancelliera tedesca tace, un esponente di spicco della sua Cdu ci va giù pesante: Rajoy «deve chiarire la situazione», il premier spagnolo «evidentemente ha un problema di comunicazione. Se ha bisogno d'aiuto, deve dirlo». Anche Lagarde, per il Fmi, chiede all'Europa di muoversi. E fa sapere che ha chiesto per Madrid e Lisbona un aggiustamento fiscale più morbido. Ma delineando un possibile braccio di ferro nei casi di Spagna e forse anche Italia, la Bundesbank prende di mira l'istituzione di Washington: con i suoi prestiti, sempre più concentrati fra un numero ridotto di Paesi, sta assumendo troppi rischi.

Secondo Lagarde, «l'epicentro della crisi rimane ovviamente l'Europa, dove è necessaria l'azione più urgente». Il direttore generale del Fmi lo ha detto nel corso del suo intervento al Peterson Institute for International Economics, facendo riferimento al meccanismo unico di supervisione bancaria, che permetterebbe la ricapitalizzazione diretta delle banche, all'implementazione dell'Esm, al progetto di unione fiscale, e, a livello nazionale, alle riforme essenziali per la crescita, l'occupazione e la competittività.

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