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Questo articolo è stato pubblicato il 25 settembre 2012 alle ore 16:46.
«Abrogare il sistema di finanziamento di gruppi e partiti così come l'abbiamo conosciuto». A poche ore dalle dimissioni della governatrice del Lazio Renata Polverini Silvio Berlusconi non aspetta che si posi la polvere delle polemiche e rilancia l'idea di fermare l'ingordigia degli apparati (già avanzata qualche giorno fa dal candidato alle primarie Pd Matteo Renzi) puntando a cavalcare il moto di indignazione seguito allo scandalo della Pisana. In una nota, l'ex premier butta giù una sorta di "manifesto per la trasparenza della politica" e chiede «un esame senza indulgenze» delle finanze pubbliche regionali e locali, e di «procedere all'abrogazione di ogni erogazione impropria».
L'impegno per un «risanamento senza incertezze»
Sollecitata anche «la messa in opera di controlli indipendenti che nessuna norma legislativa a tutela dell'indipendenza delle istituzioni può ostacolare». Per Berlusconi, «L'autonomia della politica é una cosa seria, non si difende consentendo comportamenti indecenti», e si propone quindi come paladino della buona politica garantendo «a nome mio personale e della squadra che entrò in politica nel 1994 per cambiare l'Italia» il suo impegno per un «risanamento senza incertezze»: occorre, spiega, «un forte rinnovamento per tornare alla politica come servizio e non come fonte di guadagno per i singoli».
Da Polverini atto di responsabilità: «nessuno può chiamarsi fuori»
Il documento a firma Berlusconi diffuso nel pomeriggio dal Pdl prende spunto dal "caso Polverini" per chiedere un atto di responsabilità a tutti i partiti: la presidente del Lazio (oggi a colloquio con Berlusconi a Palazzo Grazioli) «si é assunta personalmente responsabilità che sono di sistema e riguardano tutte le classi dirigenti in ogni partito». Anche per questo, è ora «necessario intervenire con estrema decisione, con coraggio e severità: la politica in Italia rischia di morire nel discredito in conseguenza di comportamenti collettivi e individuali intollerabili al senso comune e alla coscienza pubblica. Nessuno può chiamarsi fuori. Tutti i gruppi nel consiglio regionale del lazio erano corresponsabili: maggioranza e opposizione».
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