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Questo articolo è stato pubblicato il 26 settembre 2012 alle ore 21:39.

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NEW YORK – Dal podio delle Nazioni Unite il presidente del Consiglio Mario Monti ha aperto il suo discorso davanti all'Assemblea Generale promettendo un'Europa più forte. Un discorso quello di Monti, che ha toccato tutte le grandi tematiche aperte sul fronte internazionale, dall'instabilità del mondo arabo ai problemi dei diritti umani a quelli ambientali.

Ma è stato con il suo passaggio, in apertura, sulla crisi europea, sulle sfide, ma anche sugli inevitabili percorsi di rinascita, che Monti ha fatto la differenza. Perché si è presentato davanti al mondo come cittadino europeo prima ancora che come cittadino italiano. Un messaggio molto forte sul piano simbolico che nessun leader europeo aveva ancora dato con tale forza.

Un messaggio che riguarda non solo la soluzione della crisi, ma gli assetti futuri della nostra Unione: «Non possiamo sottovalutare l'importanza delle misure adottate dall'Europa per rafforzare la governance e l'intergrazione fiscale» ha detto Monti a tutti coloro che qui in America ma anche nel resto del mondo ritegnono che la crisi metterà in ginocchio il vecchio continente eliminando sia l'esperienza dell'euro che quella di un'unione che si è fatta sempre più forte negli anni. «L'Europa sarà costruita attraverso delle crisi» ha detto Monti citando Jean Monnet e ha poi aggiunto «è attraverso queste crisi che gli europei si sono accorti di quanto siano integrati i loro interessi e di quanto siano interdipendenti le loro economie».

Monti ha preso atto che nel 2011 i mercati finanziari hanno dato gravi manifestazioni di nervosismo, preoccupati dal deterioramento delle finanze pubbliche: «Quello che stiamo attraversando – ha detto - non è uno squilibrio ciclico ricorrente: è la crisi più grave e profonda nella storia dell'Unione Europea. Altre crisi hanno minacciato il progetto europeo in passato, ma ogni volta gli europei hanno trovato una via per continuare nel cammino che hanno intrapreso oltre 50 anni fa». Riaffermando che sul piano personale l'impegno irrinunciabile nella costruzione della casa europea, Monti ha detto sia messaggi esterni, affermando che oggi «il mondo ha imparato quanto un'Europa produttiva sia essenziale per affrontare le sfide dell'economia e della sicurezza globale. E quanto l'eurozona sia importante per la ripresa dell'economia globale».

Oggi è chiaro che «più Europa è nell'interesse generale» ha detto. Ma c'è anche implicito un messaggio interno all'Europa e diretto all'Assemblea delle Nazioni Unite che si deve anche occupare di riforma del consiglio di Sicurezza: nel momento in cui l'Europa cresce e si rafforza, gli interessi nazionali su questioni multilaterali diminuiscono. E dunque, anche se Monti non l'ha mai detto direttamente, perseguire disegni nazionali, come sta facendo la Germania per la riforma del consiglio di Sicurezza, è un progetto anacronistio che guarda al passato invece che al futuro. Tanto che, riferendosi alle misure adottate a livello europeo ha sottolineato: «È anche essenziale che i governi europei li trasmettano (integrazione fiscale e governace ndr) a livello nazionale. L'Italia continuerà a fare la sua parte per rafforzare la sostenibilità fiscale e stimolare la crescita».

Poi la politica internazionale, anzi, subito dopo l'altro tema più difficile per questa Assemblea Generale, l'instabilità del Mediterraneo che, ha detto Monti "ha un effetto diretto sulla nostra sicurezza. I disordini e i conflitti sociali sulle coste meridionali del Mediterraneo si riversano sulle nostre coste. Il terrorismo trova nuove vie per raggiungere l'Europa. Il traffico di essere umani ha effetti destabilizzanti sui paesi di destinazione e spesso si risolvono i eventi tragici in mare che non possiamo più accettare…Non possiamo lasciare che la situazione si deteriori di più e l'Italia per una volta farà la sua parte insieme ai nostri partner e agli stati della regione".

Con un auspicio che il processo avviato dalle primavere arabe continui costruendo sui successi piuttosto che rassegnandosi ai fallimenti «Nulla è facile ma nulla è impossibile» ha detto ancora Monti. Parole forti anche sui "massacri" e sulle "violazioni dei diritti umani" in Siria l'Italia aderisce al nuovo Joint Special Representative e favorisce l'azione internazionale : «Il regime di Damasco rifiuta di osservare le risoluzioni del consiglio di sicurezza e continua a commettere atti di violenza indiscriminata contro i civili – ha detto Monti - La storia non sarà indulgente nel giudicare i responsabili». Monti ha anche discusso di diritti umani e di ambiente, di missioni di pace, dove l'Italia gioca un ruolo di primo piano e ha chiuso proprio sulla riforma del consiglio di Sicurezza, questa volta con messaggio ancora più chiaro e diretto alla Germania e agli altri paesi che puntano sugli interessi nazionali: «Una riforma equa del Consiglio è un elemento per dare maggiore legittimità piuttosto che per aumentare il potere nazionale di selezionati stati membri».

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