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Questo articolo è stato pubblicato il 28 settembre 2012 alle ore 21:34.

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Un rimborso spese di 400-500mila euro per il viaggio a Santa Lucia che doveva dimostrare l'appartenenza al cognato di Fini dell'appartamento di Montecarlo. E poi il passaggio del senatore De Gregorio dal centro sinistra al centro destra, fantomatiche fotografie in cui Berlusconi era ritratto con Antonio Bassolino e alcuni camorristi: è un lungo elenco di promesse ricevute, favori fatti e insinuazioni la lettera che Valter Lavitola scrisse lo scorso dicembre a Silvio Berlusconi e che i pm di Napoli hanno trovato nel computer di Carmelo Pintabona, l'uomo d'affari e politico di origine siciliana che con Lavitola è indagato per tentata estorsione all'ex premier.

La lettera, mai recapitata (Pintabona ne avrebbe riferito in sintesi il contenuto al Cavaliere), è stata depositata dai sostituti Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock al processo, che per Lavitola comincerà nelle prossime settimane "saltando" l'udienza preliminare. Nel testo, zeppo di refusi e strafalcioni, Lavitola elenca una serie di benefici che l'ex premier gli avrebbe concesso in cambio di favori vari. In particolare, un rimborso spese per il suo viaggio a Santa Lucia, in Centramerica, per procurare atti che avrebbero dovuto dimostrare che proprietario effettivo dell'appartamento (un tempo appartenuto ad An) era il cognato di Fini.

Lavitola scrive di aver ottenuto «400/500mila euro (non ricordo) di rimborso spese per la Casa di Montecarlo, dove io ce ne ho messi almeno altri 100mila. Martinelli (il presidente di Panama, ndr) ha contribuito con 150mila euro oltre che con il volo privato da Panama a Roma (circa 300mila euro), quando Le portai i documenti originali di Santa Lucia (circa 300mila euro)». Documenti di cui Berlusconi si sarebbe servito per colpire il presidente della Camera e che dunque, afferma l'ex direttore dell'Avanti!, scottavano: per evitare che gli fossero trovati, li portarono fuori dall'aeroporto i piloti del volo privato Panama-Roma pagato, appunto, dal presidente del Paese centroamericano.

Secca e durissima la reazione di Fini alle rivelazioni di Lavitola: «Dovrei dire che sono soddisfatto e che tempo è galantuomo, invece dico che sono profondamente indignato e spero che gli italiani capiscano chi è Silvio Berlusconi», ha detto, sottolineando di essere stato informato che «il documento fornito dallo stato di Santa Lucia era una patacca». Ed ancora: «provo disgusto nei confronti di una persona che davvero merita di essere conosciuto per quello che autenticamente è. E non mi riferisco a Lavitola. Era tutto organizzato».

L'ex direttore dell'Avanti! elenca poi tutte le altre circostanze in cui, a suo dire, avrebbe reso servigi al Cavaliere: «Era in debito - scrive - per aver io comprato De Gregorio, tenuto fuori dalla votazione cruciale Pallaro, fatto pervenire a Mastella le notizie della procura di Santa Maria Capua Vetere, da dove erano arrivate le pressioni per il vergognoso arresto della moglie» e per avere «lavorato» Dini. A fronte di tanti favori, Berlusconi avrebbe fatto a Lavitola delle promesse, molte delle quali però non mantenute. Il giornalista si lamenta, in particolare, di non essere entrato a far parte del Governo, di non essere stato eletto al Parlamento europeo e di non avere avuto incarichi importanti.

Particolarmente inquietante il passaggio sull'ex maresciallo dei carabinieri Enrico La Monica, coinvolto nell'inchiesta P4 assieme al deputato del Pdl Alfonso Papa e all'uomo d'affari Luigi Bisignani e latitante da oltre un anno («io lo mantengo da un anno in Senegal»): «Era la fonte - scrive Lavitola a Berlusconi - che ha quantomeno contribuito a salvare Bertolaso (glielo può chiedere), ci ha coperti nell'indagine sull'acquisto dei senatori, ha dato una mano sul serio nelle indagini su Saccà (con le intercettazioni) e Cosentino, ed ha eliminato alcune foto che La vedevano ritratto assieme a Bassolino e ad alcuni mandanti della Camorra per la vicenda dei rifiuti (sono certo che lei non sapesse chi fossero). Eravamo in grande debito e lui si era reso conto che Bisignani e Papa lo sfruttavano e lo prendevano in giro promettendogli di andare ai servizi per guadagnare 200 euro in più al mese. Non c'è nulla di più pericoloso di un amico che si sente tradito, abbandonato e senza vie di uscita».

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