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Questo articolo è stato pubblicato il 30 settembre 2012 alle ore 20:09.

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No, non paghiamo. Per le casse private scade oggi il termine per versare quanto ricavato dal taglio, quest'anno, dei consumi intermedi del 5% alla Tesoreria dello Stato. L'obbligo, che è stato previsto dalla spending review (legge 135), riguarda le pubbliche amministrazioni comprese nell'elenco Istat. Il problema è proprio questo: le Casse dei professionisti si tirano fuori, e sottolineano che loro sono istituzioni di diritto privato, quindi non rientrano nella sfera di applicazione della norma.

L'ipotesi proroga
Alla fine potrebbe arrivare una proroga da parte della Ragioneria generale dello Stato. «Ci troviamo in una situazione paradossale e contradditoria - afferma il presidente dell'Adepp, l'associazione degli enti previdenziali privati Andrea Camporese -, che confligge con le leggi di privatizzazione degli enti, e rappresenta un'indubbia invasione dell'autonomia sancita dallo stesso Legislatore. Serve un chiarimento definito sui profili di autonomia della previdenza privata, il che non significa non essere coscienti del proprio ruolo in favore del Paese, in quanti grandi soggetti economici».

Sei milioni di euro dalle Casse alla Tesoreria
Mancano cifre "ufficiali": ragionando però su una media di 300mila euro a cassa, e considerato che solo l'Adepp conta una ventina di istituti, la spesa dovrebbe essere almeno intorno ai sei milioni, se non di più.

La circolare della Ragioneria
La settimana scorsa le Casse hanno ricevuto una comunicazione del ministero del Lavoro. Allegato al messaggio c'era una circolare della Ragioneria generale dello Stato, che sottolineava la necessità di fare il punto sull'applicazione di quanto previsto dalla spending review. L'assemblea dell'Adepp ha deciso di ricorrere contro questa circolare (si veda Il Sole 24 Ore del 28 settembre). L'idea è di rivolgersi alla Corte di giustizia europea: l'attivazione della Corte deve passare però attraverso lo Stato membro dell'Unione. L'associazione ha già vinto due volte al Tar, nel 2008 e nel 2011: in entrambi i casi è stato riconosciuto che le Casse non vanno nell'elenco Istat. Il 30 ottobre c'è l'udienza del Consiglio di Stato, e prima di fine anno dovrebbe arrivare la sentenza. Se fosse favorevole, potrebbe costituire un appiglio giuridico per procedere nella direzione di un chiarimento da parte della Corte di giustizia europea.

La maggioranza delle Casse pensa al muro contro muro
Ora la palla passa alle casse: dell'Adepp, tanto per rendere l'idea, fa parte una decina di soggetti, ma ogni consiglio di amministrazione deciderà da sè. La norma non prevede sanzioni. Ad oggi, secondo alcune indiscrezioni, delle venti casse che rientrano nell'associazione, 16 sceglierebbero il muro contro muro. Solo ingegneri e architetti, commercialisti, ragionieri, e forse gli avvocati sarebbero orientati a pagare. A questi si potrebbero aggiungere gli agenti e i rappresentanti di commercio. Chi non intende trasferire le risorse alla Tesoreria provvede comunque a "fare i conti", ad accantonare una somma in bilancio, in attesa della sentenza del Consiglio di Stato.

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