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Questo articolo è stato pubblicato il 03 ottobre 2012 alle ore 15:10.

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Wsj: ecco come Draghi ha sconfitto il nemico tedesco (Ap)Wsj: ecco come Draghi ha sconfitto il nemico tedesco (Ap)

"Una perdita del sostegno tedesco all'euro chiamerebbe di nuovo in questione la possibilità di sopravvivenza della valuta", avverte il Wsj, sottolineando le tensioni nell'eurozona: i tedeschi – spiega - temono la presa di potere dei Paesi mediterranei nell'unione monetaria, mentre molti Paesi del Sud temono che l'ostinazione tedesca stia prolungando la crisi.
Sulla scorta di quanto rivelato da varie fonti ben informate dei fatti, il Wsj racconta la "svolta epocale" della Bce. Dopo il discorso pronunciato a Londra il 26 luglio, Draghi telefonò a Weidmann, a Francoforte. Il presidente della Buba gli disse che se gli investitori scommettevano contro Italia e Spagna, era un problema politico che aveva bisogno di una soluzione politica.
Il Wall Street Journal descrive i due personaggi di questa storia, fino a ricordare che quando Draghi era in pole position per diventare il capo della Bce, il Bild titolò "Per favore non questo italiano! Mamma mia, per gli italiani l'inflazione è un modo di vita, come la salsa di pomodoro sulla pasta!". Ma le credenziali di Draghi erano buone e lo stesso Bild lo definì poi "piuttosto tedesco, anzi prussiano".

La crisi però avrebbe "messo alla prova" la fedeltà di Draghi alla strategia tedesca.
Per timore delle reazioni in Germania, la Bce avviò il programma di acquisti di bond italiani e spagnoli a fine 2011 "tiepidamente", dicendo che era "limitato" e "temporaneo". Sui mercati ci fu una breve calma, ma l'infuriare della tempesta quest'estate "ha costretto Draghi a ripensarci".
Mentre gli investitori vedevano sempre più all'orizzonte una "catastrofe", Draghi e i suoi alleati nel board della Bce (in particolare il francese Benoit Coeuré e il tedesco Jörg Asmussen) decisero che ci voleva un piano d'emergenza. A fine luglio loro e alcuni membri dello staff cominciarono a lavorare "in segreto" su un nuovo piano d'acquisto di bond, "senza i difetti del precedente".
Questa volta, la Bce avrebbe aiutato un governo solo se firmava l'impegno di rispettare rigorose condizioni. E la Bce sarebbe intervenuta senza limiti.

Draghi "sapeva che avrebbe dovuto affrontare un contraccolpo in Germania", nota il quotidiano. Ma in quei mesi era riuscito a costruire un rapporto di fiducia con la cancelliera Angela Merkel e il suo ministro delle Finanze, Wolfgang Schäuble. Entrambi erano "dubbiosi" sul programma di acquisto di bond.
I mercati reagirono positivamente al discorso di Draghi del 26 luglio. Sapendo che ci sarebbe stata una reazione ben diversa in Germania, Draghi telefonò a Schäuble e gli chiese di difendere pubblicamente la Bce dalla "furia" dei media tedeschi. Schäuble accettò.
Draghi chiamò anche il presidente francese François Hollande e gli chiese di premere con la Merkel per una dichiarazione congiunta franco-tedesca di sostegno. I collaboratori dei due leader negoziarono la dichiarazione parola per parola.
Il giorno dopo, racconta ancora il Wsj, la Bundesbank lanciò la "controffensiva" al discorso di Draghi, attaccando l'acquisto di bond come "problematico" e "non il modo più ragionevole" per affrontare la crisi.

Ma per l'ora di pranzo, Schäuble rilasciò una dichiarazione in cui accoglieva favorevolmente la promessa di Draghi di salvaguardare l'euro. Subito dopo, Merkel e Hollande dichiararono la loro determinazione a fare "tutto" per difendere l'euro e si appellarono alle istituzioni europee e ai governi nazionali perché facessero il loro dovere.
"Berlino aveva rotto con la Bundesbank. Draghi aveva la copertura che voleva", scrive il Wsj.
Il 1.mo agosto prima che la Bce approvasse il piano, la Bundesbank pubblicò sul suo sito un'intervista a Weidmann in cui egli sosteneva che la sua istituzione meritava di avere un'influenza speciale nella Bce. "Ma Weidmann – nota il Wsj - mancava di alleati all'intermo del consiglio direttivo della Bce".

Weidmann è allora passato alla controffensiva con un'intervista a Der Spiegel (che ha titolato in copertina "Rivolta alla Bundesbank") sostenendo che la Bce deve concentrarsi solo sull'inflazione. Gran parte della stampa tedesca si è schierata con il presidente della Bundesbank, constata il Wsj. Draghi andò avanti e Weidmann attaccò di nuovo, finché Schäuble non disse in un'intervista che Weidmann stava minando la fiducia pubblica nella Bce.
Ma Weidmann "non ha finito": il mese scorso, in un discorso a Francoforte, ha citato il Faust di Goethe "come alleato contro la Bce". Nella Parte II del Faust – ha ricordato - il diavolo Mefisto tenta l'imperatore a stampare moneta per pagare la spesa pubblica. Nell'opera, la valuta finisce per crollare. "Tuttavia - conclude il Wsj - i mercati ascoltano Draghi".

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