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Questo articolo è stato pubblicato il 03 ottobre 2012 alle ore 17:57.

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Filippo Patroni Griffi (Fotogramma)Filippo Patroni Griffi (Fotogramma)

Con il progredire degli scandali legati ai costi della politica a Roma e negli enti locali cresce anche l'attivismo dei partiti per mandare in porto rimedi normativi al malcostume, come il fenomeno dei condannati eletti in Parlamento e nei consigli regionali. Al Pd, che ha chiesto al Governo di anticipare i tempi per l'esercizio della delega (contenuta nel ddl anticorruzione all'esame del Senato) per sancire l'incandidabilità dei condannati con sentenza passata in giudicato superiore a due anni, risponde oggi il ministro della Pa, Filippo Patroni Griffi: «C'é un impegno del governo ad attuare la delega in tempo utile perché possa essere applicata alle prossime elezioni», a cominciare dalle Regionali per il Lazio.

Domani il parere agli emendamenti sul ddl corruzione
La conferma del ministro - che si affianca ad un medesimo impegno del Guardasigilli per dare attuazione alla delega «nel tempo più breve possibile» - arriva alla vigilia del parere che il governo, secondo il calendario dei lavori già fissato, dovrà rendere domani alle commissioni riunite Affari costituzionali e Giustizia di Palazzo Madama proprio sugli emendamenti presentati dai partiti al ddl sulla corruzione, tra cui quello firmato dalla capogruppo Pd in II commissione, Silvia della Monica, perché i decreti che introducono l'incandidabilità per chi abbia ricevuto condanne sopra i due anni (al parlamento italiano ed europeo, ma anche a Regioni, Province, Comuni, aziende speciali) vengano approvati dall'Esecutivo entro un mese e non entro un anno.

In vista nuovo Odg sull'attuazione della delega
L'emendamento Pd potrebbe poi essere convertito in ordine del giorno, che replicherebbe un precedente Odg Ferranti (Pd) già approvato dalla Camera a giugno al momento dell'approvazione in prima lettura del ddl . Anche il quel caso, la richiesta era che l'articolo 10 del testo del ddl (proposto dalla Severino) entri subito in vigore e non nel 2018. Il governo sarebbe orientato dunque a dire di sì senza però indicare una tempistica così precisa, ma in ogni caso in «tempo utile» per le prossime elezioni politiche, la cui scadenza naturale é per la primavera prossima.

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