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Questo articolo è stato pubblicato il 03 ottobre 2012 alle ore 11:08.

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Non erano solo "problemi di gestione della liquidità", come molti hanno sostenuto per anni anche a livello istituzionale. Per la procura di Chiavari, che stamattina ha ordinato alla Guardia di finanza di arrestare l'amministratore delegato di Tributitalia Giuseppe Saggese, c'e' stata un'enorme "privatizzazione" di soldi pubblici, con l'utilizzo personale per auto di lusso, barche e aerei privati dei soldi pagati da milioni di cittadini con le tasse locali.

La storia e' semplice, ma solo in apparenza. Tributitalia e' stata per anni uno dei nomi più grossi della riscossione di tributi locali, Ici, Tarsu, Tosap e cosi' via. Centinaia di Comuni avevano affidato a questa società la gestione delle entrate, e nel pacchetto-clienti rientravano capoluoghi come Bologna, città medie come Aprilia e tanti piccoli municipi. Nel 2008, pero', la macchina s'inceppa, e le entrate cominciano a mancare l'appuntamento con le casse comunali. Per strada, si perdono oltre 100 milioni di euro.

Non ci vuole molto a capire che la riscossione andava avanti, ma le risorse non venivano poi girate ai sindaci, e scoppia il bubbone: i Comuni più grandi, come Bologna, lamentano il buco di qualche milione ma naturalmente riescono senza troppe ansie a far quadrare i conti: a Pomezia, e in tanti Comuni più piccoli, il quadro e' pero' ancora più intricato, perché gli amministratori avevano affidato a Tributitalia tutte le loro entrate e il default e' alle porte. Solo ad Aprilia, per esempio, il buco e' di 30 milioni e il Comune, che ha riportato il servizio riscossione al proprio interno, ha dovuto ricostruire da zero l'intera storia fiscale degli ultimi anni, nell'affannoso tentativo di capire chi aveva pagato e chi no.

Mentre i sindaci si leccano le ferite, Tributitalia lotta per rimanere in partita, e con qualche sorprendente successo: per la sua esclusione dall'albo ufficiale delle società private di riscossione ci vuole più di un anno e molti interventi dei giudici amministrativi, con il Consiglio di Stato che arriva addirittura a sospenderne la cancellazione, poi confermata con sentenza successiva. Ma anche la politica si muove: tra le tante regole sartoriali, tagliate su misura di interessi specifici, trova spazio in un decreto fiscale del 2010 anche la "norma Tributitalia", che consente alla società di Saggese di utilizzare la legge Marzano per il concordato delle grandi imprese in crisi (la stessa procedura utilizzata per Alitalia, giusto per capire le dimensioni).

Dopo tanto tira e molla in Parlamento e nelle aule dei tribunali amministrativi, le procedure fallimentari sono state avviate e i tanti Comuni caduti nella rete di Tributitalia si sono insinuati al passivo, nella speranza di recuperare parte delle risorse che invece di essere versate a loro sono finite, secondo l'accusa, a finanziare la bella vita di Saggese.
La vicenda Tributitalia pesa pero' come un macigno su tutto il panorama della riscossione locale, che proprio ora sta vivendo l'ennesima rivoluzione in vista dell'addio di Equitalia dal gennaio 2013. Tributitalia, ovviamente, e' un caso a se', e molte società private operano da anni con centinaia di Comuni senza problemi.

Resta da capire com'e' stato possibile che decine di milioni di euro di tasse locali pagate dai cittadini siano potuti finire in barche, aerei privati e vacanze a cinque stelle senza che scattasse nessun controllo.

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