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Questo articolo è stato pubblicato il 06 ottobre 2012 alle ore 12:18.

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Paolo Gabriele, l'ultimo a destra, in tribunale durante il dibattimento (Ansa)Paolo Gabriele, l'ultimo a destra, in tribunale durante il dibattimento (Ansa)

Il maggiordomo infedele del Papa é stato condannato a tre anni di reclusione, ma la pena é stata «diminuita» a un anno e sei mesi per via delle attenuanti riconosciute. La sentenza é stata letta dal presidente del
Tribunale, Giuseppe Dalla Torre, alle 12,20 cioé dopo poco più di due ore trascorse dai giudici in camera di consiglio. La condanna a 18 mesi di reclusione è «una buona sentenza, una sentenza equilibrata, dovremo valutare le motivazioni», ha commentato l'avvocato del maggiordomo del Papa, Cristiana Arru, al pool di giornalisti presenti alla conclusione del processo. La moglie di Paolo Gabriele, Manuela Citti, ha detto solo poche parole: «Voglio solo riabbracciare mio marito».

Padre Lombardi: possibile la grazia del Papa
«La possibilità della grazia è molto concreta e molto verosimile», ha affermato il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, parlando ai giornalisti della possibile grazia di papa Benedetto
XVI all'ex maggiordomo Paolo Gabriele, condannato oggi a un anno
e sei mesi di reclusione per il furto di documenti riservati.

Tre giorni di tempo per presentare appello. Gabriele è ai dimiciliari
Ora che è stata pronunciata la sentenza contro l'ex maggiordomo del Papa dal tribunale vaticano, l'avvocato Cristiana Arru, che rappresenta Paolo Gabriele, ha tre giorni di tempo per presentare appello e qualche altro giorno per presentare le motivazioni. Intanto Paolo Gabriele, ha spiegato padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa della
Santa Sede, è tornato agli arresti domiciliari.


Il Pm aveva chiesto 3 anni, la difesa il rilascio

Nell'ultima udienza prima della sentenza, stamane, il pm del tribunale vaticano, il promotore di giustizia Nicola Picardi, aveva chiesto tre anni di reclusione per il maggiordomo del Papa, considerato il capo di imputazione del furto aggravato (pena fino a quattro anni) e le attenuanti generiche (sconto di un anno). L'avvocato di Paolo Gabriele, Cristiana Arru, aveva invece chiesto la derubricazione del capo di imputazione da furto a appropriazione indebita e il conseguente rilascio dell'imputato.

Paolo Gabriele: non mi sento un ladro
«La cosa che sento forte dentro di me è la convinzione di aver agito per amore esclusivo, direi viscerale, per la Chiesa di Cristo e per il suo capo visibile (il Papa, ndr.). È questo che mi sento. Se mi devo ripetere, non mi sento un ladro», ha detto Gabriele, nell'ultima udienza prima della sentenza del caso Vatileaks.

La sentenza attesa nel pomeriggio
L'ultima udienza del processo al maggiordomo del Papa, per furto aggravato di documenti riservati della Santa Sede, si è conclusa stamane alle 10,15. La seduta era iniziata alle 9.10. Dopo la requisitoria del pm, Nicola Picardi, e l'arringa della difesa, Cristiana Arru, l'ex assistente di camera del Pontefice ha preso brevemente la parola. I giudici vaticani - Giuseppe Dalla Torre, Venerando Marano, Paolo Papanti Pellettier - si sono poi riuniti in camera di consiglio. La sentenza è arrivata due ore dopo.

In aula anche il padre di Paolo Gabriele
All'ultima udienza era presente anche Andrea Gabriele, padre di Paolo l'ex maggiordomo del Papa. È stata la prima volta che un parente era presente al processo.

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